Lapis and Notes



Lapis and Notes


Post Scriptum:

Welcome.
(To the Jungle).

"Gli svedesi hanno capito quello che la Scavolini ancora no. Ovvero. Che la gente comune ha 40 mt quadri per farci stare un letto, una cucina e un water. E ha sempre sognato la penisola. Poi si è ridimensionata, nel momento in cui ha realizzato un fatto.
Che i sogni si pagano al metro quadro".







mercoledì 1 dicembre 2010

Negli Anni Add-ietro, c'era piu' App-Iness?

Vi capitano mai quei giorni un po' inclassificabili?
Intendo quelli in cui sei indeciso se considerarli facenti parte del girone dei giorni "pessimi-logorroici", dei "demotivanti-frustranti" o "sulla soglia del mediamente trascorsi". Quelli in cui il massimo delle tue capacità comunicative sono dimostrabili solo in un dialogo con Lupo Lucio e Tonio Cartonio della Melevisione. In cui non riesci a concentrarti e sei senza energia. Che ti stanno sulle palle un po' tutti, così, a prescindere eh, senza nessun motivo valido. Che vorresti startene in pace. In silenzio. In modalità OFF. (Non stand-by, proprio off. Che non vuoi poi essere a rischio di riattivazione).
In merito a queste giornate, pensavo che: c'è una cosa che mi rende sempre piu' perplessa e anche un po' inquieta. Provo ad avvicinarmi alla definizione scrivendo che questa cosa, questo malessere generalizzato, riguarda il campo della Tecnologia (si, insomma, avete capito no? Campo ben definito e delimitato, giusto? Ehm....gggiusto?..Ehm. Va bè. In ogni modo abituatevi all'idea perchè io un termine piu' conciso non riesco a trovarlo).
Nel mondo di oggi, ora, adesso è impossibile essere NR, ovvero "Non Reperibili". Tradotto, non hai mai un secondo per farti i cazzi tuoi. Mai. Nemmeno quando dormi e quando sei sull'aereo. Tutti sanno sempre dove sei e possono sempre contattarti, scriverti, chattarti. E tu puoi fare lo stesso. (Porca puttana). Grazie a delle cosine da niente chiamate Facebook, Twitter, Chat, Messenger, Skype, l'Applicazione che ti dice dove sei-dove devi andare, l' I-Phone, l' I-Pad, l' I-Pod (si anche quello, che con l'accordo Nike, ti conta i chilometri quando vai al parco).
Temo che durante un qualche sbarco alieno (di cui nessuno ha memoria) ci abbiano installato un GPS tra le scapole (come le specie animali in estinzione). Non ci capisco piu' niente. Vado in confusione: mentre rispondo a una mail sono già arrivate altre tre risposte di altri "n" destinatari della stessa mail e, puntualmente, rimango indietro. Loro sono già a disquisire sul secondo argomento e io sto rispondendo ancora al primo. Tecnicamente e fisicamente, non faccio in tempo. Sono lenta. Ci devo pensare un attimo su prima di rispondere, ecco. Vorrei rispondere a tema, almeno. E' una questione di coerenza.
Non appena sono riuscita a metteremi in pari con le mail (con allenamento quotidiano di refresh della  pagina a ogni frazione di secondo abbinata a una discreta rapidità di battitura della risposta) si aprono cinque chat contemporaneamente, si impalla il pc e devo fare CTRL+ALT+CANC, cliccare "termina programma" e aspettare una mezz'ora prima che riparta il tutto (di conseguenza rispondo "ci troviamo in piazzale Fiume" al mio collega che mi chiede se ho visto la sua cartellina porta documenti e  rispondo "devi averla lasciata in bagno, di solito è sempre un momento di grande concentrazione per te" alla mia amica che mi chiede un consiglio su come migliorare l'autostima e su dove ci troviamo per andare all'aperitivo).
E ' un casino capire a chi sto scrivendo e chi mi sta scrivendo, quando tra i miei contatti ci sono diciotto Luca, tredici Elisa e sei o sette Matteo. Alcuni con lo stesso cognome per di piu'. Delirio Apocalittico.Tragedia greca.
Questo dimostra in modo molto concreto come i rapporti sociali  si sono inesorabilmente depersonalizzati. Tutto in un frullatore gigante dove non si sa nemmeno bene cosa ci sia dentro.Un hard disk di dati che passano dal kb al mega, al giga, al tera, allo yotta, in una frazione di secondo. Un borraccione di roba incolore e insapore, anzi, che fa un po' schifo. (Immaginate una sala di un Multiplex, in una qualsiasi domenica di Dicembre, possibilmente visione delle ore 20.00 e pensate - 1. all'odore - di piedi, di popcorn andati a male, di cane bagnato - o peggio, morto 2. al fatto che il film in sè, quale motivazione dello sposamento da casa, passa in secondo piano causa eccesso di caramelle gommose, innovativi tipi di patatine che non alzano il colesterolo, videogiochi, slot machine. Vale la pena di visitare anche i cessi. Dotati di wi-fi. Forse per andarci con l' I-pad, al cesso del Multiplex, se non ti piace il film? Eccheccazzo!) Questo, per intenderci.
Tutti gli scambi sono diventati supersonici, non c'è il tempo di leggere un messaggio, una mail, una frase, di pensare, di sapere davvero cosa vogliamo. Basta che sia subito. Adesso. Magari non ci telefoniamo da sei mesi e non ci vediamo da un anno ma ti chiedo "Ciao, come va? " (In chat, mentre sono in riunione di lavoro e non me ne frega assolutamente un cazzo di come ti va). Solo perchè si puo' fare subito, senza tanto impegno, senza un vero contatto e un vero interesse. Ma con la possibilità di farlo passare come tale.
Conati di vomito. (Avete un Travelgum per i viaggi nei social network?). Forse è da qui che mi deriva un po' di irrequietezza.
A una nostalgica come me, viene automatico il confronto: anche solo fino a una decina di anni fa, al contrario, era impensabile essere Reperibili. Se non nei momenti in cui eri a scuola (nei giorni senza verifiche), quando eri a casa, con il tuo bel baracchino grigio della SIP (e anche qua eviterei di aprire una parentesi sui venti operatori telefonici sul mercato della telefonia di oggi), quando eri a Catechismo (ufficiosamente eri poi a giocare a bigliardino, ma sempre nei sotterranei della parrocchia, quindi il fattore di reperibilità scende al 67,9%) e quando eri in Discoteca ed eri minorenne (prima dei 18 mi portavano e mi venivano a recuperare, percio' dovevo stare lì, per forza).
Per il resto avevi un gran bel po' di tempo per startene in pace. Al parco non ti rompeva i coglioni nessuno, non suonava in continuazione il cellulare e non ti arrivava lo spot dei MessaggiTre. Al cinema non facevi la solita figura di merda della suoneria messicana a tutto volume. Per due motivi: 1. Il cellulare non l'avevi 2. Al cinema ci andavi per guardare il FILM (e non il cesso). Anche se eri scomodo sulla poltroncina di legno. Eppure. Ci andavi, eccome se ci andavi, anche se non c'erano quegli occhiali 3D che, oltre a sembrare un idiota (magari tu indossi già un paio di occhiali per i fatti tuoi che sei miope) ti fanno venire altri conati di vomito e mal di testa.
Una volta per ascoltare la musica preferita avevi il mangiacassette e le cassette "Misto Estate 1993" registrate  con il tasto REC dalla radio, facendo attenzione a eliminare la voce dello speaker e gli applausi - quindi le canzoni erano tagliate di un terzo (alle volte così brevi che non si capiva bene chi fosse a suonare). Era un metodo arcaico, rozzo e di scarsa qualità, ma per me molto funzionale: avevo un gran ordine nelle mie cassette. E conoscevo tutte le canzoni che registravo. Invece, con I-Tunes, è un disastro. Le mie playlist sono doppie, a volte triple, alcune canzoni non so nemmeno come ci siano finite, e non le conosco proprio.
Ora puoi scaricare tutto lo scibile che sia mai stato fatto dall'Umanità in termini musicali. Epoche di musica. Ere geologiche di popoli danzanti. Tutti i generi, cover, medley, musical, bootleg. Tutto.
In fin dei conti, con le cassette, facevi con molto meno. Una decina in un anno al massimo. Poi, vuoi mettere la soddisfazione? Quando dovevi calcolare l'stante preciso tra la pressione del tasto REC e STOP. Impagabile.Credo che le mie difficoltà con I-Tunes derivino da questo genere di nostalgie.
Una volta, per comunicare, c'erano pochi strumenti e c'era poco da andare in giro (altro che wireless): la cabina telefonica (anche se mia madre cercava di farmela evitare- che ci sono i microbi sulla cornetta),  il telefono di casa con la cornetta usurata e la lettera. (Escludo il cellulare che, a detta di mio padre, ce l'avevano solo due categorie di persone: i rappresentanti e gli esibizionisti).
La lettera: quant'è che non si scrive piu' una lettera? Anni? Decenni? Lustri?  Forse secoli. Va bene che io sono una nostalgica della carta, ma , a pensaci, una lettera è fatica. E' pensiero. E' sentimento. E' cura. E' affetto. Innanzitutto, è scritta con la propria calligrafia - unica - ed è indirizzata proprio a colui/colei che la riceveranno - altrettanto unica. Unicità in relazione.
Permette un tempo all'interazione: il tempo di essere scritta, di essere spedita, di essere metabolizzata e capita da chi la legge a sua volta. E di essere ri-pensata per essere risposta. Con il tempo naturale delle cose, con il fattore umano di mezzo. Che è l'unico fattore da cui dovrebbe essere costituita.
Una volta, sapevi l'elenco del registro di classe a memoria (e al massimo dovevi fare distinzione tra due "Luchi" e due "Marchi" della classe o della compagnia...e non tra i dodici "Francesca" o "Alessandro" dei contatti on-line), sapevi a memoria il numero di telefono di casa e sapevi anche tutti gli indirizzi (passi per il civico, quasi sempre sbagliato) così che potevi spedire le cartoline da Riccione.
Una volta sapevi benissimo cosa sigificava essere "Amico", sapevi chi avevi di fronte, lo chiamavi al tuo compleanno, ci facevi le vancanze insieme, ti dava una mano, ci passavi le giornate a ridere, a chiacchierare e a piangere, anche. Era una presenza vera, concreta. Ora si spacciano come amici persone di cui vedi una foto, che hai incontrato di sfuggita ad una festa in mezzo ad altre 200 persone. E puoi sapere molto di questa persona semplicemente digitando un nome e un cognome. Cosa fa, chi sono i suoi amici, dove abita, cosa pensa, dove è andato in vacanza. (Pensare che prima di sapere tutte queste cose, nel 1996, una persona avresti dovuto vederla minimo per un'estate intera!).
Temo che i social network, se usati "male", senza consapevolezza, facilitino pregiudizi, opinioni, idee su persone/cose/eventi che si pensa di conoscere ma che, alla fine, non si conoscono neanche un po'. Per questo sono a favore di chat e mail e tutto, ma solo dopo una interazione reale, fatta di contesto, comunicazione non verbale, timbro della voce, sguardo, espressioni del viso, sorrisi, reazioni. Ed è lì che sta la resa dei conti. Il bello ma difficile compito di Creare qualcosa di Vero. Che lasci un segno.
Quanti I-Pad si regaleranno questo Natale? E a cosa serviranno? Probabilmente a niente. A meno che ti facciano scaricare gratis l'Applicazione che ti ricorda di comprare la carta igienica. E allora, anche anche. In ogni modo, in lista ci metterei anche una scorta di carta da lettere e una agendina per segnare gli indirizzi, sai mai che possa tornare utile. Se il segnale di rete dovesse, per un tempo imprecisato, venire a meno?

Ps. Mi sento un po' Gigi Marzullo a iniziare e chiudere il post con una domanda.

(Tant'è....Datevi una risposta, Amici della Notte)

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