Lapis and Notes



Lapis and Notes


Post Scriptum:

Welcome.
(To the Jungle).

"Gli svedesi hanno capito quello che la Scavolini ancora no. Ovvero. Che la gente comune ha 40 mt quadri per farci stare un letto, una cucina e un water. E ha sempre sognato la penisola. Poi si è ridimensionata, nel momento in cui ha realizzato un fatto.
Che i sogni si pagano al metro quadro".







giovedì 24 febbraio 2011

Un rumore forte. Presente un bufalo che cade dal terzo piano? Ecco.

E io che mi pensavo.
Mi pensavo che, se penso.

Se penso perdo il filo. Perdo l'attimo. La bellezza. Quel sublime insito nell'accadere delle cose. Di certe improbabili situazioni eccezionalmente irripetibili e uniche. Di certe volte che. Di quelle cose che non c'erano mai state. O che non avevi prestato abbastanza attenzione per vederle. O che non avevi avuto abbastanza coraggio da farle tue.
Se penso mi blocco. C'è quel momento lì, preciso, che non puoi fermarlo. Non puoi restare lì a pensarci su, a dire "no aspetta un attimo che devo fare due valutazioni, che devo capire da che parte si guarda", perchè non ti lascia il tempo. Nemmeno di respirare. Nemmeno di realizzare. Tutto o niente. E' quel confine labile, infinitamente meraviglioso quanto incomprensibile, che separa due azioni opposte: buttarsi a capofitto o retrocedere e cambiare strada. Lasciarsi andare o rinunciare. Senza assolutamente avere idea della posta in gioco, il più delle volte.
Due azioni che potrebbero essere veicoli conduttori di quelli che definiamo comunemente come rimpianto o rimorso. Il rimpianto di non avere fatto, di non averlo vissuto; oppure il rimorso di avere fatto, di averlo vissuto. E accorgersi di avere in un qualche modo sbagliato. In entrambi i casi.
Con una differenza sostanziale: che la vita è fatta di azioni e di emozioni. E' istinto, sensazione, intuizione. Poco attendibile, pertanto. Ma che regala la sensazione di esserci. Ora, qui. Adesso. Il rimorso è indicatore di vita, di averci provato, di aver scritto un po' della tua storia e di avere messo al sicuro un prezioso e unico tesoro nei cassetti etichettati alla voce Ricordi ed Esperienza. Un nuovo solco nel tuo essere.
E' quello il momento. Prima del salto, prima di quel sì o di quel no che decretano la direzione della tua vita tra un istante. Il momento di Adrenalina allo stato puro, quello in cui il cervello va in corto circuito e non è possibile quel "se penso" di cui parlavo. Semplicemente perchè non c'è spazio, non c'è ossigeno.
Per un istante, che sembra appartenere all' eternità.


Sto decidendo se inziare a fare uso di psicofarmaci.
Portate pazienza.
Ci sono soluzioni a tutto.
O, almeno. Spero.




Post Scriptum:
A voler essere proprio precisi una ulteriore soluzione ci sarebbe. Una terza possibilità, come alternativa al tutto-o-niente, al lasciarsi-o-lasciare andare.
Per spiegarmi riporto qui il concetto di Negative Capability che leggevo ieri su un articolo di Michele Neri, "Un anno senza traccia" - la D di Repubblica.

"Essere in grado di fare qualcosa e stare immobili, rimandando il compito di esprimersi. Restare con intelligenza e capacità di visione sulla soglia. Esistere con calma in mezzo a incertezze e turbolenze, rinunciando alla precoce rincorsa dell'aver ragione, di fare quello che sembra necessario".


In fondo, questa terza via è quella che sento più mia.



"Se si prende l'esistenza umana come una condotta stupida basata su motivi relativamente puri (ci siamo?) il problema di cosa sia giusto o sbagliato perde drammaticità. E da lì nasce la memoria."

(Ultimo prato del pomeriggio, H. Murakami)


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