Lapis and Notes



Lapis and Notes


Post Scriptum:

Welcome.
(To the Jungle).

"Gli svedesi hanno capito quello che la Scavolini ancora no. Ovvero. Che la gente comune ha 40 mt quadri per farci stare un letto, una cucina e un water. E ha sempre sognato la penisola. Poi si è ridimensionata, nel momento in cui ha realizzato un fatto.
Che i sogni si pagano al metro quadro".







mercoledì 30 marzo 2011

La Bellezza della Provvisorietà.

E' un periodo - coincidente con l'inizio della Primavera, per la precisione - che ho così tanto sonno da non risucire a scrivere.
Dormirei sempre. A oltranza. Non mi alzerei dal letto nemmeno per mangiare.
Il cervello e le energie costantemente in Off.
In ufficio mi sento svenire. Attività sportive saltate a piedi pari.
Sfinita.

Indolenza. Pigrizia. Sonnolenza. Lentezza.

Nel mio stanco e onirico oblio primaverile mi chiedevo come potrebbe essere la vita quotidiana in ogni città del mondo: vorrei utopicamente provare un soggiorno di una settimana (figata, eh?) - un soggiorno non vacanziero - uno stralcio di vita alla Sliding Doors per intenderci. E testare come sarebbe la vita lì, in quel contesto, in quel momento, con quelle persone che il destino ti fa incontrare, con quella precisa attività che hai la fortuna di riuscire a intraprendere, con tutte le mancanze, le nostalgie, le opportunità, i cuori infranti, i sorrisi e le lacrime del caso.
Tutto ciò che riguarda il vivere quotidiano. Il sopravvivere alle incursioni. Alle tempeste e ai disastri. Il costruire un muretto sempre un po' più alto, mattoncino su mattoncino, con pazienza. E devozione. E determinazione.
In questo modo potrei vedere come sono i diversi soggiorni, potrei metterli a confronto e avere la possibilità di reinventarmi ogni volta. Evolvere o regredire. Imparare o insegnare.

Un po' come guardarsi vivere dall'esterno. Da fuori.

Quindi con occhio oggettivo. Distaccato.
Super partes.
(Che ce n'è bisogno di neutralità).

E dopo il confronto: scegliere.
Sarebbe più semplice vivere. (Considerando - non senza un certo rammarico - che mi sentirei unica artefice non solo delle mie gioie, ma anche delle mie sfighe).




Mi sono convinta.
Tra poco andro' in Farmacia a prendere una confezione formato famiglia di pappa reale e ginseng.


Pensando a una spiaggia.
Sole.
30° la massima.

martedì 15 marzo 2011

Libere Associazioni di Passato Remoto (in formato Elenco).

Probabilmente ne risulterà una cosa scema e noiosa.
Soprattutto per chi non ha condiviso con me questi momenti.
Soprattutto perchè sono buttati alla rinfusa. Senza ordine, nè logica, nè collegamento. Nè un filo conduttore.

E' che ci sono affezionata.

Ho provato a tornare indietro nel tempo con la MemoriaLungoTermine (sì ho notato, ultimamente, ce l'ho con la faccenda della memoria) - modalità random - e a scrivere qualsiasi cosa, proprio ognuna (fino a quando mi sono stancata).
E' una palla mostruosa. A rileggerlo.
Ma c'è quella cosa della lista a cui sono sentimentalmente legata.
E mi ricorda cio' che è stato e che non è più.
E ciò che è stato è molto bello da rievocare. E da mettere nella scatola delle cose preziose. Scatola testimone di com'è che sei arrivato ad ora, di cos'è che hai vissuto. Perchè adesso vedi il cielo di quel preciso colore.


Il parchetto delle rane, quello del bell’albero, l’ F10 aerografato, oppure è bello anche il Peo verde smeraldo, lo skate park, il travestimento da punk a carnevale, il diario con le dediche, la Scemo, il viaggio della speranza a Stintino quando ancora non si aveva la patente, i chili di Muller ingurgitati, l’ Ovomaltina fa bene, gli innamoramenti fulminei, l’albero che si illumina al buio, le strinate della Gio all’isola d’Elba con Tommy e il tavernello, le stelle cadenti al Parco di Roncolo, Notte Horror con Zio Tibia, le canzoni in arena in Sant’agostino nelle notti d’estate, l’adolescenza non è poi così male, lo zainetto di plastica di Hello Kitty, il ritrovo alle 16.00 all’obelisco, non pestare l’aiuola, le barzellette del Miunga, se poi esce il nostro demo sono cazzi amari per tutti, gli RH Positivo, la pizza della Piola e la cialda Capolinea, la giareda e la salopet di Boss, le zeppe nuove per andare all’Ozone (Gesu’!), il trucco sempre esagerato, i capelli fuxia (Gesu’!), le incursioni a casa Granata, imbucarsi nella festa dell’amico del cugino del fratello del compagno di classe, rigorosamente tutti in motorino in fila indiana, il Green Bay la vigilia di Natale, schierarsi a favore di e contro di, difendere le proprie idee a qualunque costo, le manopole giallo fluo, correre in corridoio per prendere posto in ultima fila, il twister, ancora l'attuale domanda: ma noi dove cazzo eravamo quando gli U2 suonavano al campovolo ? (uno dei rimpianti piu’ dolorosi), le merende sul balcone della Masini, i tramonti contemplati dal balcone della Masini, non risponde…..avrà finito il credito (Gesu’!), una scarpa diversa dall’altra, Ferragosto in Enza (…da annali), il messicano visto dall’alto, Paperino e Paperina – Topolino e Topolina – Pippo e la…, il nocino e il succo d’uva, amori sbocciati e finiti in tempi record, le lacrime inutili, le lacrime utilissime, Misciu’ e il manico di scopa, Babar al mattino, lo stivalino lo spadino e i pirati, le trasferte della reggiana, Bon Jovi, l’innamoramento per Mark Lenders poi per Dylan Mc Kay (che rimarra’ sempre decisamente una spanna sopra a Brandon Walsh), Boss che imita Dylan Mc Kay, Kimmi Ridimmi, Cand…gay, il saggio di ginnastica ritmica sulla base di “Innuendo”, strada chiusa, l’amicizia vera, gli abbracci, i disegni a notte fonda, i capelli rovinati dalle tinte, i capelli rovinati poi dal sapone di Marsiglia, gli allenamenti di pallavolo, l’angelo azzurro, la ricerca della t-shirt vintage in montagnola, perché se non hai 18 anni non puoi andare in televisione, gò mia fama stasìra (da allora battezzato tale), i mondiali '90, i racconti della Gogo tramandati a tutti ormai - am fòmen i pè- Lamù, i film di Carlo Verdone, La Divina Commedia, Maurizio Nichetti, i gnocchi di patate della nonna, Shirley Temple la domenica mattina, il Bolero di Ravel, i tramonti al mare quanto sono spettacolari, la Sora Lella, amare Kant senza capirci niente, l’arte dell’improvvisazione, l' improvvisazione dell'arte, le fotografie in riviera di tempi immemori, il bombolone, il profumo dei tigli nelle prime sere di primavera, le mollette con le stelle, accorgersi che le emozioni sono universali, la pista di pattinaggio, i baci rubati, la patente a 18 anni e 1 mese che non puoi più vivere senza, la cedrata Tassoni e l’estathe dalla Charly, i biscotti al cocco che fanno schifo, i pigiama Party a mangiare le schifezze e raccontarci non si sa cosa, l’amore per Freddie Mercury, dipingere un paesaggio di Monet (provare a farlo), le arrampicate sugli alberi, le sorprese dell’ovino Kinder che erano meglio quando si potevano montare, Brivido, il portamonete giallo da spiaggia, le scarpe con gli occhi, i Quindici, Cecco Bilecco, il viaggio a Dublino, guai a chi dorme, la china, mangiare un sacco o non mangiare mai, il walkman sotto al banco, il Pinotti Blues, il cervello in formalina mi da un po’ da fare, gli Alpini, la vacanza a Riccione, d’estate i tacchi fanno bruciare i piedi, i Goonies che segnarono un’era, Labhyrint, la scimmia nel letto, provare nostalgia, il profumo dei pini del mare, lanciare la sigaretta sotto al letto perché arriva tuo padre, lanciare la prima sigaretta perché fa schifo, lezioni al cinema Roma, laurearsi e vedere i tuoi che piangono di commozione, Max e i disastri di Dublino, lo stereo acceso di notte nel campus, allagare tutto, credere nel destino, credere in Dio, credere alle favole, credere in Woody Allen, credere, semplicemente, l’arcobaleno, leggere tra le righe, la marmitta truccata, le mani imbrattate di tempera, il piercing fatto di nascosto, i capelli tagliati sempre troppo corti, scappare dalla folla, scappare dalla solitudine e dalle paure, dalla polizia, conquistare la fiducia, non accorgersi che il tempo passa sempre troppo in fretta, Linus, le tradizioni, illudersi che le cose non cambiano, l’eternità, la Dantina e il suo acetone, i gavettoni l’ultimo giorno di scuola, il doppio ranger, il Mai Tai del messicano, il messicano al mercoledì al venerdì e al sabato negli anni dell’Università, gli obiettivi raggiunti e quelli mancati per poco, migliorarsi, crescere, imparare, capire, studiare, evolversi, valutare, considerare, sentire a pelle, le delusioni inaspettate, le aspettative attese, le attese prolungate, difendersi dagli attacchi, i rivoluzionari della 5 B, il Corallo, qualcuno che ti regala un plettro, qualcuno che ti regala una rosa, un post it ritrovato in un quaderno, arrivarci in fondo, la vaccinazione, quello schifo dell’augmentin alla fragola, piazza San Marco, la mostra di Salvador Dalì, Jackass, i film impegnati e i film demenziali, Mc Lovin, guardare tutto il palinsesto delle serie tv del mattino, i Barbapapà e Junior TV, quel povero W.E.Coyote, i riff di Keith Richards, mio fratello che suona il Koln Concert di Keith Jarrett con il pianoforte a coda, il forno di bagnolo, imparare a usare le nacchere, la somarina, le partite a ping pong, il Juke Box di Zadina, imparare il salto in alto, imparare a chiedere scusa, ricordarsi un nome, una poesia, una canzone, il Festivalbar,
scioperare, il Bar della Volta, il Capodanno a Praga sull’Admiral Botel, i fuochi d’artificio, rivedersi dopo 15 anni, il Tonale e le camere da 7, il piumino lungo, la Ola dei Mau Mau, bere troppa vodka, i doctor Marten’s viola, Portobello road, il pulmino da Scemo e piu’ Scemo, il mercatino del libro,Chili con CARNI, Tisperz, il weekend a Cervarezza da Iemmi, i segnalibri inventati, i bassotti, le ciambelline di Ilaria, sperare che, ecco lo sapevo, trovarsi nel mezzo di una tempesta di corsa a 7 km da casa, ridere fino a non riuscire piu' a respirare, lo smalto rosa corallo, Comme des Garcons, la t shirt bianca che va bene con tutto, controversie quotiane, scene romantiche, Federico Fellini, le riunioni, il corso di nuoto che due palle, studiamo cos'è il THC, Andrea Pazienza, non dimenticare le cose che piu' si vogliono dimenticare, le traduzioni di latino che sono impossibili, Slash ha dei capelli fantastici, la Pulce d’acqua che l'ombra ti rubò, tartarughe d’acqua, i pesci rossi che dormono di fianco (Gesu’! Non stanno dormendo), Paulo Futre, la scaramanzia, le possibilità, i rimpianti e i rimorsi: discutere su cosa è meglio, l’indecisione, la rabbia, portare qualcuno nel cuore, cadere dalle scale, accendere la miccia, farsi male, camminare sulle mani, il disincanto, la sambuca, Fabrizio De Andrè, la curva del Los Angeles, la curva Sud, le storie dei fantasmi, la motocarrozzetta, i graffiti, lo zainetto sulle spalle, sbagliare treno, sbagliare fermata, sbagliare la tempistica, sbagliare persona, l’ apparecchio per i denti, la bancarella, i paciocchini, la MyLove, l’acidità del lunedì mattina, la sveglia che non suona, la sveglia che suona ma non la senti, scordarsi di mettere la sveglia, il panino da viaggio, lo spazzolino da viaggio, il marsupio da viaggio, il viaggio, i colori dei campi, prendere freddo, il ghiacciolo all'anice, i progetti, manuale delle giovani marmotte, i compleanni in casa con la caccia al tesoro, le costellazioni: vedo solo il Gran Carro, vincere un pesce rosso, vincere una gara, vincere un campionato, vincere, l'odore di cibo marcio in treno, la valigia ad Amsterdam e tu a Mallorca, litigare e coccolare, scendere dalle piste deserte, il rumore delle onde, andare in 5 in Sardegna con una macchina, i poster degli Iron Maiden, i tuffi, Hey we're going to...Mannu!, gli ostacoli di atletica e gli ostacoli della vita (Gesu'! Che paragone), il gelato al puffo, Amici Miei, nascondino, perdere mezza diottria per ogni anno che passa, al Moro ci si diverte di piu', giocare a merda, Neffa , Friends will be friends, gli amici del mare, il soprannome che non ti stacchi piu', il calcetto con i maschi, le ore in Panizzi, i caffè in Panizzi, gli appunti infiniti, le file in Segreteria centrale, il tramonto di Oia, pattinare sul ghiaccio, la collezione di gommine, John Lennon, Il Barone rosso & Mutthley, l'agitazione, comprare troppe cose, comprare troppe caramelle, il cinema quando piove, Il magico mondo di Amelie, i libri di Benni, la pizza alta, le sinapsi e i neuroni, la scienza e la letteratura, la magia, il caleidoscopio, le notti d'estate a guardare le stelle sulla spiaggia.

[....to be continued...]

lunedì 14 marzo 2011

Dove non arriva la MBT (Memoria a Breve Termine).

Gli elenchi hanno qualcosa di confortevole e rassicurante.

Scandiscono il tempo, organizzano la memoria, aiutano a stabilire delle priorità.
Ti permettono di prenderti una mini vacanza dall'ansia, dall'agitazione. Una piccola serenità dovuta alla sensazione di essere sicuro. Di non dimenticare nulla (o, almeno, nulla di quello che ti sei ricordato di scrivere nell'elenco).
La lista: liste della spesa, delle cose da portare in vacanza, delle cose da fare, delle persone da chiamare, dei negozi da andare a visionare, dei ristoranti dove si mangia bene, dei concerti interessanti, dei film da vedere, dei libri da leggere, delle cose da comprare, delle ispirazioni creative che arrivano all'improvviso mentre osservi il cielo fuori dalla finestra.
Tutto lo scibile delle attività è passibile di essere sottoposto a lista.

Già intorno ai 6-7 anni arriva un momento cruciale, il momento del compleanno, quando diventano pregnanti, minimo minimo, 3 liste:
- degli invitati
- dei regali che ci sarebbe piaciuto ricevere dagli invitati
- del cibo-bevande che avremmo preparato per gli invitati

Credo pero' che la vera necessità della lista sia inversamente proporzionale alla quantità di liste fatte.

Chè poi va a finire che ti ritrovi con una quantità indefinita e imprecisata di fogliettini volanti sparsi dappertutto, a distanza di tempo, nel fondo della borsa, nelle tasche dei cappotti, nell'ultima pagina dei bloc-notes e ti rendi conto - con disappunto - di non averle mai utilizzate al momento giusto.
Un po' perchè non ti ricordi nemmeno di averle fatte. Un po' perchè ti ricordi di averle fatte ma non ti ricordi assolutamente dove hai messo quella giusta, quella in questione -  fortuna hai una buona memoria, ancora, e, capita anche che ti ricordi tutto quello che ci avevi scritto, nella lista. Senza ricordare dove essa sia.
Va bene lo stesso, no?

Solo credo siano rimaste dal calzolaio un paio di scarpe da risuolare. Dal Natale 2008.
(Ho sempre dimenticato di segnarlo nella lista).

Pazienza, credo di averne comprate un altro centinaio, nel frattempo.
Molto più fighe, anche. Per la cronaca.

giovedì 10 marzo 2011

Conversation 16

The National.

Questo è quello che ne scriveva Luca Sofri (il peraltro direttore del Post) in Playlist, la Musica è cambiata:
Sono cinque, di Cincinnati, ma stabiliti a Brooklyn: due coppie di fratelli e Matt Berninger, che è quello che canta con la voce da io- la-so-lunga-baby. Secondo una sua definizione, fanno “delusional rock music”. Scelsero il nome più insignificante possibile per fastidio nei confronti delle ricerche di ironia nei nomi delle bands. Però in Germania furono contestati da alcuni attivisti di sinistra che li pensavano nazisti. Poi finirono tutti a ubriacarsi insieme.




La band americana di High Violet - protagonista qualche mese fa di una emozionante MTVmusic.com Live Session ha chiamato John Slattery (Roger Sterling nella fortunata serie TV Mad Men) a vestire i panni di un agente segreto innamorato del Presidente degli Stati Uniti, interpretato niente meno che da Kristen Schaal, che i fan di MTV ricorderanno anche come Mel nella serie Flight of the Conchords.




Questo è uno dei brani che amo.
Fake Empire
singolo - 23 giugno 2008


Stay out super late tonight
picking apples, making pies
put a little something in our lemonade and take it with us
we’re half-awake in a fake empire
we’re half-awake in a fake empire

Tiptoe through our shiny city
with our diamond slippers on
do our gay ballet on ice
bluebirds on our shoulders
we’re half-awake in a fake empire
we’re half-awake in a fake empire

Turn the light out say goodnight
no thinking for a little while
lets not try to figure out everything at once
It’s hard to keep track of you falling through the sky
we’re half-awake in a fake empire
we’re half-awake in a fake empire


Standing Ovation,
Grazie.

mercoledì 9 marzo 2011

Infinita Vertigine/Vertiginoso Infinito del Freeride.

5 Marzo - Castellier, Dietro Lastè, verso Passo San Pellegrino.
Ore 10.15
Salita a piedi, tavola in spalla.
Dopo 20 minuti, già tachicardia da infarto.
Ottima partenza atletica.

E' l'ultimo gradino prima di toccare il cielo (evitiamo frasi alla Federico Moccia, grazie).
E' l'ultimo secondo prima di realizzare che intorno a te c'è il più maestoso ed imponente Nulla.

Tranne lei, la Montagna.
Gli alberi.
Metri di neve.
A un soffio dalle nuvole.
L'aria è rarefatta. Come i tuoi pensieri. Un nobile silenzio avvolge tutto come in una atmosfera onirica e surreale.
Senti che non è possibile avere alcun tipo di pensiero. Tutta l'attività cerebrale è bloccata da una sottile ma intensa ansia,  una vertigine dovuta al fatto di essere là in alto, senza sentieri, senza strade, senza piste battute, nè rifugi. Nè chiasso, parole, voci.
Niente.
Solo il rumore della tavola che passa sulla neve.
L'attività fisica concentrata sullo sforzo, sulla fatica indescrivibile nei tratti in cui è necessario camminare sprofondando, con la tavola in spalla.
Ci sono momenti in cui credi di non farcela più - nè a salire, perchè camminare in quelle condizioni diventa impossibile dopo una ventina di passi, nè a scendere perchè gli alberi sono così fitti che hai paura di schiantartici contro (cosa peraltro successa molto frequentemente).

Poi ti fai coraggio, chè un qualche modo per scendere lo devi trovare.
Il bello è che non sai mai quando arriverà la fine di questo meraviglioso massacro. Quel "dai che manca poco" diventa ben poco attendibile. Anzi, rientra nel non classificabile.
Dopo l'incontro ravvicinato con il pino, segue quello con un cliff di quattro metri (in realtà scopri che sono poi molti meno, i metri, ma a vederlo da sopra sembra altissimo); poi incontri un fiume, nel quale stai per caderci dentro - e anche qui c'è da ringraziare qualche angelo custode - passaggi sul piano, in cui è necessario spingersi con le racchette e alla fine una stradina tortuosa di neve fresca  - fino giu', giù alla strada di Moena.

Ore 13.05, strada di Moena. 
(Mentre ti stacchi la tavola sei in trepidante attesa della riattivazione dell'attività cerebrale, rimasta quasi piatta per 3 ore).

Quando si verificano queste situazioni:

- Ritorna a circolare ossigeno nel cervello. 
- Il battito cardiaco torna sotto ai 120 al minuto.
- Passa il tremore costante.

Realizzi che.

- Sei riuscita a scendere.
- Hai l'asfalto sotto ai piedi. (Questo decreta un lacrimone di gioia. Gioia se non di redenzione, almeno di salvezza).
- Non era così semplice come ti era stato preannunciato (con inganno).
- Hai visto un paesaggio incredibile, forse il più bello mai visto nella tua vita.
- Non sei sicura di avere vissuto questa cosa davvero - o di averla solo sognata (te ne convinci riguardando le foto).
- Hai sentito in modo molto tangibile e concreto la definizione di "limite". Casomai te la fossi in un qualche modo scordata.
- Hai sentito l'orgoglio e la soddisfazione personale di averlo fatto.
(Nonostante questa sia andata un po' a scemare nella mezz'ora successiva in cui hai mangiato 3 panini, investito due bambini perchè non riuscivi più a fare una pista blu, dovuto assumere ricostituenti e dovuto dormire 10 ore di fila - 3 delle quali trascorse in uno strano dormiveglia in cui la sensazione era quella, come dire, come essere sommersa dalla neve, incastrata a testa in giu' tra un albero e una roccia.
Questo non è sempre sintomo di una fervida fantasia o di un istinto sublimato dal Super-Io. Ho capito che no, non sempre è così).

e:
- Probabilmente, almeno per un po', ti accontenterai di vederli in fotografia o da più in basso, questi panorami.


Grazie a L. per la pazienza, per aver fatto da motivatore, per avermi guidato in questa cosa che ho appena raccontato senza dono della sintesi.

Da sola non ci sarei mai riuscita:
1. perchè non si può andare da soli.
2. perchè, avessi avuto voce in capitolo, non avrei aspettato a chiamare l'elicottero oltre i dieci minuti.
3. perchè se non ci fosse stato campo nel telefono per chiamare il mezzo di soccorso, sarei ancora là.
4. perchè se anche fosse arrivato l'elicottero, avrei comunque sbagliato strada subito e non mi avrebbe trovata.
5. perchè, di fatto, sarei rimasta a fare le solite tre piste del comprensorio. Con sosta per wc, pranzo e crema solare. (Da volgare turista, insomma).





































































































martedì 8 marzo 2011

In fondo, sempre piaciuto.

Ho appena finito di leggere "Emmaus" di Alessandro Baricco.

Nonostante le critiche a questo scrittore. Nonostante dicano tante cose su di lui, anche poco lusinghiere. Critiche di scrittore troppo "alla moda", troppo lezioso. Io ho sempre trovato qualcosa di sublime nei suoi libri. Ogni volta. Da quando ho letto "Castelli di Rabbia" nel lontano 1999 (stando a quanto dice il mio archivio librario). Da quando ho letto "Oceanomare", "City". E tutti gli altri.

Tutti i suoi libri hanno qualcosa da annotare.

Emmaus è la storia di quattro ragazzi, Luca, Bobby, il Santo e l'anonimo narratore, che vivono la loro fede nel mondo di oggi affacciandosi all'età adulta tra incertezze, slanci e paure. Sono assidui frequentatori della parrocchia, dediti al volontariato e rispettosi della liturgia cattolica. In questo ambiente tranquillo e, in apparenza, inattaccabile, germoglia e cresce la voglia di trasgredire e di avvicinarsi ai gesti "folli" tipici degli altri giovani. I quattro entrano così in contatto con un mondo diverso dal loro e incontrano Andrea, una ragazza disinibita che sconvolgerà le loro esistenze accompagnandoli alla scoperta del dolore, del sesso e della paura.


“C’è un episodio che amiamo molto, come il nome che porta, Emmaus”. Baricco introduce così, per bocca della voce narrante in prima persona plurale, la storia della prima apparizione di Gesù ai discepoli, raccontata nel Vangelo di Luca (24,13). Dice il Vangelo che due discepoli diretti ad Emmaus incontrano sulla strada un uomo e non riconoscendo in lui il Messia, gli raccontano la storia della crocefissione di Gesù. Solo quando a cena l’uomo spezza il pane, vedono finalmente il Messia ma lui sparisce, lasciandoli con una domanda: “Come abbiamo potuto non capire?”.
In questa domanda c’è l’essenza di tutto il libro. Come abbiamo potuto non capire, si chiede uno dei protagonisti;

" Come abbiamo potuto non sapere, per così tanto tempo, nulla di ciò che era, e tuttavia sederci alla tavola di ogni cosa e persona incontrata sul cammino? Cuori piccoli - li nutriamo di grandi illusioni, e al termine del processo camminiamo come discepoli di Emmaus, ciechi, al fianco di amici e amori che non riconosciamo - fidandoci di un Dio che non sa più di se stesso. Per questo conosciamo l'avvio delle cose e poi ne riceviamo la fine, mancando sempre il loro cuore. Siamo aurora ma epilogo - perenne scoperta tardiva.
Ci sarà forse un gesto che ci fara' capire. Ma per adesso, noi viviamo, tutti."
[...]
" Tuttavia sono stato educato a un'ostinata resistenza , che considera la vita un obbligo nobile, da assolvere in dignità e pienezza. Mi hanno dato forza e carattere, per questo, e l'eredità di ogni loro tristezza, perchè ne facessi tesoro. Quindi mi è chiaro che non moriro' mai - se non in gesti passeggeri e in momenti dimenticabili. Nè dubito che più tagliente di qualsiasi paura si svelerà il mio andare.
E così sarà".