Lapis and Notes



Lapis and Notes


Post Scriptum:

Welcome.
(To the Jungle).

"Gli svedesi hanno capito quello che la Scavolini ancora no. Ovvero. Che la gente comune ha 40 mt quadri per farci stare un letto, una cucina e un water. E ha sempre sognato la penisola. Poi si è ridimensionata, nel momento in cui ha realizzato un fatto.
Che i sogni si pagano al metro quadro".







giovedì 29 settembre 2011

Sulla radicale difettosità dell' immediato.

Quando non avevi l' Aifon e, di conseguenza, nemmeno le apps SoundHound o Shazam, potevi rimanere decenni senza sapere di chi fosse quella canzone, quale il titolo, di quale anno, di quale album,  quella canzone lì, proprio quella lì. Che passavano in quel preciso istante alla radio, che faceva così...na-nana-na-na-na-nannana. E che non sentivi da almeno tre anni.
Quando non avevi l' Aifon, rimanevi così. Come un idiota. Senza saperlo. E così rimanevi. Continuando a non saperlo. Non in quel momento e, probabilmente, mai. Rimanevi con quella strofa e quel ritornello in testa, in un vano e prolungato tentativo di riprodurlo vocalmente, o strumentalmente (sempre che tu fossi stata in grado di suonarlo, uno strumento). Invano, appunto.
Nemmeno il tuo amico malato di musica poteva aiutarti, eri troppo stonata, per non parlare del ritmo e delle parole. Ciao.
Il destino di quella maledetta canzone meravigliosa era quello semplice e determinato di tornare nell'oblio delle canzoni sconosciute, ma già ascoltate. E lì, in un qualche modo, scomparire dall'orizzonte, dalle possibilità di essere scelte con volontà, con libero arbitrio. Forse per sempre.

Fino a che.
Sei in macchina, un giorno qualunque. Magari anche in ritardo. E arriva, lei. Lei.
Proprio quella. Capita, alle volte. Capita.
E stavolta. Stavolta possiedi uno smartphone di ultima generazione con l'applicazione (magica, superlativa, rivoluzionaria) SoundHound.

Le fatiche di una vita si azzerano in meno di trenta secondi.
Un attimo di agonia. Solo un attimo.
Stai lì con il fiato sospeso e gli occhi incollati allo schermo. Per sapere. Subito. Chi è colui che sta producendo una così sublime combinazione di note. Chi è chi è chi è....eppure...è una voce che mi sembra di conoscere.

Analisi in corso.

Serenade, Steve Miller Band. 

Ecco.
La fatica di una vita.
Direte...vabbè chissà che fatica. E' famosa.
E vabbè, sarà anche famosa, ma io non conoscevo il nome, nè della canzone, nè del gruppo.
Prima di SoundHound.
Portate pazienza. Quando si hanno così pochi elementi si è felici con poco.

Ero lì intenta a guardare il video Burton 2012 ai Magazzini Generali a Milano, ed eccola lì.
Stavolta non mi ha fregato. No.
Stavolta l'ho identificata e posso non aspettare altri quattro o cinque anni per ascoltarla. Cioè.
Posso decidere quando. E non è cosa da poco.

Anche se. C'è un però di tutta questa beltà che non mi convince.
Peccato una cosa.
Un certo rammarico.

La velocità con cui è possibile scaricare tutto lo scibile umano in fatto di musica.
E le quantità infinite di gigabyte di hard disk in grado di contenere tutto questo nello stesso posto, nello stesso momento, fruibili dalla stessa persona.
Tutto, subito.
E' bello, bellissimo, ultracomodo. Ma è come se si attribuisse meno valore ad un singolo brano. Come se la sua unicità si perdesse in un mare di altri brani. Come se uscisse già un po' ammaccato, non dal confronto con gli altri - che alle volte il confronto nemmeno si pone -  ma dalla quantità eccessiva. Troppa musica. Subito. Tutta quella che vuoi, c'è. Anche quella che non vuoi, che non conosci. Nuova, di ieri. E del 1956. Tutta. Indiscriminatamente.
E va a finire che le ultime tre tracce di quell'album non le ascolti.

Ora.

1. Dove sta l'affezione per quella musica, quel preciso artista, quel preciso brano che, fino a un po' di tempo fa, per qualcuno, si poteva definire come viscerale? Una specie di devozione, venerazione?
2. E' ancora possibile il discernimento di ciò che davvero emoziona, ciò che davvero merita di far parte della propria personalissima e quasi unica (quasi come il dna, quasi) playlist?
3. E' possibile trovare il tempo necessario - e dico necessario, non sufficiente - per ascoltare tutte - e dico tutte - le tracce di un album in modo da sapere quali sono state scritte per il nostro momento di vita, ovvero questo esatto in cui le stiamo ascoltando? Le sappiamo riconoscere con sicurezza?
4. L'acquisto della t-shirt del gruppo musicale preferito - e deve esserci, un preferito - è di conseguenza mirata? O il guardaroba è strapieno in quanto c'è un ripiano dedicato democraticamente a tutti? Uno per Rosalino Cellamare, uno per gli  Iron Maiden, uno per Michael Jackson, uno per Ornella Vanoni...e così via...?

Ecco. Queste sono cose che mi preoccupano.
Perchè non si parla di pettinare le bambole. Di noccioline. Di politica. Di cessi intasati (non so perchè mi si associano in mente le parole politica - cessi intasati). Di mangiatoie per maiali. Di dentifricio alla salvia. Di maglioni infeltriti.

Ma di musica.

E tutto diventa inevitabilmente meno opinabile.
A mio personalissimo avviso.



martedì 20 settembre 2011

Il desiderio dell' avere bisogno. Il bisogno del desiderare.

Lo sappiamo.
Maslow (1974) dice che i bisogni del genere umano sono sette e sono classificabili in ordine di priorità, rappresentabili con una piramide. Alla base quelli fisici, fondamentali per la sopravvivenza, e via via andando su, quelli riguardanti la sfera emotiva e mentale.
Bisogni da carenza (che agiscono come pulsioni) sono i primi quattro, partendo dalla base: fisiologici, di sicurezza, di appartenenza, di autostima. Gli altri tre sono i bisogni di crescita e si avvertono quando tutti quelli prima citati vengono in un qualche modo soddifatti. Sono il bisogno di conoscenza, di bellezza e di autorealizzazione.
Questi non agiscono come pulsione ed è possibile vivere benissimo anche senza. (Anzi, la fonte dei più grossi struggimenti, delle più terribili angosce esistenziali, delle paure ancestrali, dei grattacapi da indecisione, delle aporie universali e di tutte queste faccende confuse contro cui ogni tanto andiamo a sbattere, non sono forse dovuti alla virtuosa e stramaledetta conoscenza?).



Per l'autorealizzazione, la questione è varia.

Per esempio, prendiamo il campo professionale.
Credo sia doveroso, a mio parere, in primis farsi un'idea di vita, e solo a posteriori pensare di incastrarvi, in modo coerente ad essa, un lavoro.
Non lo condivido, ma esistono anche persone che fanno il contrario. Ovvero, incastrano una vita nell'idea di lavoro che hanno.  E succede che ne diventano shiavi. Di quel lavoro. Dedicandovi tutto. La libertà. Barattando l'anima. Le emozioni. Trascurando le cose importanti. Le relazioni, per dire.
Fino a fare i conti con miliardi di rimpianti, a giochi fatti. Spesso, in tempi futuri. Spesso, troppo tardi.

Ricordo un seminario a cui partecipai anni fa, nel 2006, sul Self Empowerment.
Relatore Massimo Bruscaglioni.



In quanto a bisogni.
Bruscaglioni distingue nettamente il bisogno dal desiderio, traccia una precisa differenza di confine: il bisogno è legato alla frustrazione, è spiacevole, imprescinsibile, specifico, riferito al passato. Il desiderio, al contrario, è legato alla soddisfazione, è piacevole, flessibile, generico e legato al futuro.
Egli suddivide i desideri (senza piramide gerarchica pero') in:

1- Desiderio di espansione dell'esperienza
2- Desiderio di crescita delle capacità
3- Desiderio di innovazione
4- Desiderio di generazione
5- Desiderio di comprensione della vita

Solo partendo da questi è possibile raggiungere un nuovo stadio di consapevolezza ed evolvere.

Pensavo che, spesso, purtroppo, scambiamo il desiderio con il bisogno. Immenso errore.
Il desiderare è il motore dell' evoluzione, della crescita, della consapevolezza di sè e dei propri mezzi.
Ma viene solo DOPO la soddisfazione del bisogno. Soprattutto, la frustrazione del desiderio non preclude la nostra sopravvivenza. (Magari solo un po' di felicità. Ma non deve essere motivo di disperazione, di depressione o altri simili fattori di negazione di sè).
Ecco, questo è il punto.

Se consideriamo bisogno un semplice desiderio ne restiamo schiavi.
Se non riusciamo a soddisfare questo desiderio pensiamo di essere dei falliti, ci diperiamo, siamo affranti, lamentosi e bisognosi di sostegno.
Se consideriamo qualcosa di soggettivo come così pregnante (alla stregua del bisogno oggettivo, appunto), non daremo mai il meglio: siamo troppo agitati, troppo presi dal voler raggiungere quel risultato che abbiamo deciso aprioristicamente. A tutti i costi.
Fino a che è facile che ci sfugga dalle mani. Dal cuore. Fino a che è facile trovare un muro che ci ostacola.

Se ho "bisogno" di vincere quella gara, è facile che non la vinca.
Se "desidero" vincerla, le cose potrebbero cambiare. Magari non la vinco comunque. Ma le probabilità aumentano.
[Cit. Bruscaglioni]

Non si muore se non si innova, se non si diventa genitori, se non ci si sposa, se non si possiede una villa al mare, se non si raggiunge quel ruolo professionale, quel posto di lavoro, se non si vince quella gara.
Sono tutte cose che regalano felicità, autostima, orgoglio, fiducia e ti fanno tirare avanti meglio il carretto della tua esistenza, certo. Ma che, per rimanere costruttive e positive, non devono diventarne motivo fondativo. Non devono legarsi all' idea di bisogno, perchè bisogni non sono.
Una speranza deve rimanere tale, un' aspettativa anche. Delimitate nella loro area di desiderio, di desiderio in quanto tale.


E adesso, scusate, ma ho un tragico...bisogno di dormire.
E il desiderio di sognare, chessò.
Una montagna innevata. O Jude Law.
Vanno bene entrambi.


Meglio il secondo, vabbè.



" In ogni istante della vita si è ciò che si deve diventare e non meno di ciò che si è stati"
[Oscar Wilde]

Ps. Lo so, Wilde è fuori discussione che fa un po' Bacio Perugina, ma questa frase è indubbiamente il mantra della serata.
Quanto è vera?

venerdì 16 settembre 2011

Fastidiose e Attualissime Incoerenze Percepite.

Ci sono tre cose che ultimamente mi lasciano un po' così.
Perplessa. Ecco.

(Sarebbero svariate centinaia le cose che mi fanno questo effetto, ma per questioni pratiche, voglio sintetizzare).

Sono proprio queste tre che fanno a cazzotti con la mia moralità. Come dire.


1- La pubblicità del cane con il Moncler
2- Le Hogan Rebel
3- Le cazzate che dice (e che fa) la Gelmini





D'accordo ce ne sono due frivole, su cui si può soprassedere.
Ma, dico io.

1 - Può un Golden Retriever avere così freddo da voler essere imbalsamato in una mantella Moncler?

A tal punto da farlo assomigliare, in quanto a fattezze estetiche al bruco mela, e in quanto ad agilità ad un bradipo? Farlo diventare lo zimbello dei cani?
Un momento di riflessione.

2- Puo' un paio di Hogan, essere identificato con l'aggettivo "Rebel"?

Se penso alla parola "Rebel" mi viene in mente, che so, Keith Richards, la canzone di Bowie (o di Celentano), Pippi Calzelunghe, i pantaloni camouflage, Giovanna D'arco, Che Guevara, Patti Smith, Virginia Woolf, Salvador Dalì, i jeans strappati, quello dei Goonies con l'apparecchio. Che so. Una cosa così.

Ma le Hogan no.
Le Hogan sono quanto di più lontano alla mia categorizzazione nell'insieme di appartenenza della parola Ribelle.
Ci tengo a precisare.

3- Può un ministro (dell' istruzione per di più) disquisire in merito a dati (ad esempio la media di alunni per classe) con ultimo aggiornamento risalente a un'era giurassica (si scopre poi), ovvero al 2009?

Guarda caso, proprio PRIMA della riforma Gelmini.




(Non so se sperare che sia superficialità o malafede, la sua).







lunedì 12 settembre 2011

A Left Mathematician, a Right Artist. (Poi ci sono quelli Out, come un maiale in salotto)

Sono in fase di progettazione: vorrei trovare un metodo che mi permetta di fare alcune cosette contemporaneamente. O, almeno, in un arco temporale inferiore. Non ho sempre giornate intere a disposizione. E le ferie sono finite da che mò.

Le cosette in questione sono, in ordine sparso: aggiornarmi sulle novità in fatto di musica, politica, blog, attualità, tecnologia, libri. Poi, in seconda battuta, trovare il tempo di leggere i blog, le notizie, i libri in questione, ascoltare la musica in questione, guardare i film in questione, leggere i quotidiani, capire cosa sto leggendo e cercare di farmi una opinione in merito, con gli elementi a disposizione. O leggere opinioni di altri, di persone che reputo in un qualche modo più attendibili, più critiche e che scrivono cose che sento essere più vicine al mio modo di vedere il mondo (facendo economia cognitiva, chè condividere è meno impegnativo che creare). Scrivere il mio blog (questo, per la precisione), pulire casa, andare in posta, compilare il modulo per i ticket sanitari (lo avete fatto?), rispondere alle mail, fare la spesa, avere una vita sociale stimolante (e magari anche sentimentale, ma questo è da inserire tra parentesi, è un'altra storia che merita uno spazio a sè stante), partecipare al partecipabile, aiutare il prossimo, fare il check up delle varie parti del corpo chè ormai non hai più 18 anni, organizzare appuntamenti, aperitivi, viaggi, visite di sostanziale cortesia e quelle di cortese sostanzialità, disincrostare il calcare dei rubinetti e del water, dedicare ai miei tre sport la necessaria costanza e, ai miei quattro hobbies, il loro fondativo entusiasmo maieutico.

Per non annoiarvi, mi fermo qui.

Mi ritrovo a scrivere qualcosa a casaccio, mentre ascolto musica, mentre leggo un libro, sdraiata a testa in giù, impegnata a fare stretching. Pensando alla lista della spesa e a quel film di woodiallen che non ricordo il titolo. Pessima.
Oltre ad avere ovvi problemi a seguire quello che si definisce "filo logico", c'è di bello che mi capita quella cosa strana, detta Serendipità.

Scopro cose impreviste, mentre ne sto cercando altre. E non è cosa da poco, dato che mi risparmio tutto il difficile. Ovvero il sapere cosa sto cercando, fare le domande giuste, sapere dov'è che devo guardare attentamente, il preambolo, il prologo, analizzare bene bene. Di solito è solo così puoi avere qualche possibilità di individuare il presunto bersaglio di partenza. Sulla carta.
C'è da dire che se invece hai le idee un po' confuse sull'obiettivo della ricerca, come nel mio caso, è sempre sorprendente quello che scopri. Quindi va sempre bene. Minimo sforzo, massima resa.
(Sempre un po' per l' annosa e vecchia come il cucco, questione delle aspettative. E del sapersi sorprendere. Anche passati i sette/otto anni).

Oggi ad esempio:

- Cercavo di sincronizzare un po' di cose da I-tunes a I-phone e mi è capitato di riascoltare, casualmente, un album che credo sia un bel po' bello. Loro sono i Beirut e l'album si intitola "The Rip Tide". Il video di Elephant Gun è da vedere.

- Gironzolavo su Google immagini, quando ho visto la nuova campagna pubblicitaria Mercedes Benz. Oltre al fatto che i prodotti Mercedes Benz sono piuttosto fighi, questi disegni paragonano le caratteristiche della vettura a emisfero destro e sinistro del cervello, richiamando graficamente l'idea di completezza, di complementarietà dei due.

Un po' presuntuoso se vuoi, ma di un certo impatto.




 Left brain
I am the left brain.
I am a scientist. A mathematician.
I love the familiar. I categorize. I am accurate. Linear.
Analytical. Strategic. I am practical.
Always in control. A master of words and language.
Realistic. I calculate equations and play with numbers.
I am order. I am logic.
I know exactly who I am.




 Right brain
I am the right brain.
I am creativity. A free spirit. I am passion.
Yearning. Sensuality. I am the sound of roaring laughter.
I am taste. The feeling of sand beneath bare feet.
I am movement. Vivid colors.
I am the urge to paint on an empty canvas.
I am boundless imagination. Art. Poetry. I sense. I feel.
I am everything I wanted to be.




Mi è venuto di ripensare al mio esame di Fisiologia, nel lontano 2002.
(E al fatto che queste illustrazioni mi sarebbero servite di più allora, che quando dovrò cambiare l'auto).

- Riguardavo alcune fotografie recenti, di qualche domenica fa.
Ci sono eventi che vale la pena di andare a vedere. Di sostenere. Ci sono persone brave, che sono poi artisti. E artista è colui che ha saputo fare della propria passione un lavoro. Da dove deriva l' arte, se non da qui?
Qui, al Ferrara Buskers Festival ce n'erano un sacco. Di artisti, dico.
Quello che creano e trasmettono queste persone è la vera vita vissuta, quello che conta, quello che emoziona e fa sognare, quello che ancora ti tiene sveglio la notte e ti fa sentire la vertigine di un immenso, rivelatore e meraviglioso vuoto sotto di te.

Guardare queste persone negli occhi è come guardarle dritto nel cuore. (O nell'emisfero destro, come preferite).
Preciso lì.












(Foto scaricate da: http://www.ferrarabuskers.com/it/photogallery/)

mercoledì 7 settembre 2011

Posologia Creativa.

Non è per fare la puntugliosa. O la rompicoglioni.
Ma, caro Giorgio Gallina, una domanda mi viene da farla.


Così, per sapere.
Com'è che fa, questa applicazione per i-phone, a misurare il parametro in questione?





Test di Gravidanza di Giorgio Gallina - I-Tunes Store


Ps.
Poniamo il caso: anno 1995.
Una ragazzina di quindici anni.
Se avesse chiesto se fosse possibile valutare l'eventuale stato interessante con un telefono (uno dei primi Nokia Telecomando, magari) avrebbe prima preso della povera demente da chiunque, e poi sarebbe stata pubblicata sul settimanale "Cioè".

Che è molto peggio.

domenica 4 settembre 2011

Per esempio. Come avete potuto farne a meno fino a oggi? (Imbecilli).

Nel post precedente blateravo qualcosa in merito alle cose che è meglio non sapere mai.

Per motivi di salute.
Di benessere. Fisico e spirituale.
Per risultare il più possibile longevi.
Per una diuresi ottimale.
Per essere in armonia con il mondo.
Per contrastare i radicali liberi.
Per regolarizzare il ciclo mestruale.
Per minimizzare lo stress.

E fin qui, ci siamo.

L' Apple Store offre una vasta gamma di applicazioni gratuite in merito:
il termometro, quella per fare meditazione con il rumore della pioggia o del mare, per ricordarsi di bere un sacco di litri d'acqua (sì, c'è c'è), per allontanare le zanzare, lo stetoscopio, il test di gravidanza, quello della pressione e del cuore, quella per ricordarsi la pillola e tenere monitorato il ciclo, per ritrovare la macchina parcheggiata, per sapere dov'è il l' Orsa Minore (che nessuno la vede mai),  il telecomando, quella del Devoto-Oli, di Padre Pio e i rimedi della nonna.
E va bene.
Una per ogni necessità.
Per rispondere alle esigenze dei clienti Apple.

Poi.
E' successo che ho visto questa:

[...]


Descrizione:


SgarbiX è l’unica applicazione dedicata a Vittorio Sgarbi disponibile in AppStore. Con SgarbiX potete insultare chiunque vogliate con la voce del grande Vittorio.
Date del “testa di cazzo” o della “capra” ai vostri amici, ai vostri nemici o semplicemente a chi passa per strada (non ci prendiamo la responsabilità di eventuali reazioni o scazzottate).
Come avete potuto farne a meno fino ad oggi? Se lo chiedono in molti e chi l’ha comprata non è di certo rimasto deluso (media recensioni 3.5/4 stelle).

Ma veniamo agli highlights:
- 28 insulti epici
- imita i movimenti di Sgarbi scuotendo il telefono per cambiare l’insulto
- possibilità di selezionare gli insulti per comporre la tua selezione incazzatissima
- connessione a Facebook per farti grande con gli amici

Novità nella versione 1.7

SgarbiX ora compatibile con iOS 4 e multitasking

-Aggiunto il suono: "IMBECILLE"



Ecco. Questa è una di quelle cose che dicevamo.
Per capirci.

Quelle che sono le annose Urgenze Assolutistiche di elettroni.

E' una sensazione di perenne ritardo. Con i tempi tecnologici, intendo.
Con le novità in fatto di telefoni, satellitari, pc, programmi, televisori, lettori dvd, dvx, porte usb, applicazioni, sincronizzazioni, esportazioni/importazioni, aggiornamenti, nuove versioni di, decoder, tablet e tutta quella vattelapesca informaticatecnologica di elettroni che dilagano. Costantemente. Inesorabilmente.

E' frustrante.
Mi confondo. Non so più dove leggere le cose. Dove salvarle. Dove ritrovarle. Surplus di informazioni. Perchè sì, ci provo. Ma non è semplice.
Fotografie sparse in pc diversi, su hard-disk diversi, canzoni di qua e di là, pattume non identificato, file temporanei, cronologie mai cancellate, liste casuali, note senza nome, pdf mai aperti, collegamenti sul desktop che non reindirizzano più, codici html inesistenti. Toh, anche la tesi di laurea, riesumata da un'era giurassica.
C'è da uscirci di testa, con tutta questa roba.
Da chiamare un'anima buona che possa aiutarti a ristabilire un minimo di filo logico, logistico e sequenziale.
O da contattare un bravo psichiatra.

L'unica sicurezza, un approdo di certezza in questo mondo fuggevole, che "mi protegge dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che incontro per la mia via, dalle ingiustizie e dagli inganni del mio tempo,
dai fallimenti che per mia natura normalmente attiro. Che mi solleva dai dolori e dai miei sbalzi d'umore,
dalle ossessioni delle mie manie"*,
è Lui.
Da sempre.
Concreto. Materiale. Immodificabile. Dato per certo.
Una specie di assioma, per dire.
Il Libro.
Sta lì. Immobile. Lo sposti e lo trovi esattamente dove lo avevi messo. Non sparisce. Non si danneggia (si usura, vabbè, ma ai posteri la sentenza). E' condivisibile, nel senso che puoi portarlo a casa di qualcuno o leggerlo con qualcuno. O prestarlo, consigliarlo, regalarlo. Ha un solo formato, consultabile da tutti. Sai quali libri hai, quali no, quali ti servono e di quali fai volentieri a meno. Hanno tutti un titolo diverso. Si suddividono per genere e autore.
Lo puoi sempre leggere. Anche tra vent'anni.
Già.
Non come il Floppy.

Fino ad ora, ho vissuto con spensieratezza. Con una certa serenità.
Ingenua.
Povera piccola.
Bello, il mondo delle favole, vero?
Eh.
[...]

Fino a che.


Scopro l'esistenza dell' E-book.
[...]

E da qui, da questo esatto momento, ho avuto una netta percezione, seguita da due chiare consapevolezze.

1- Che sarò sempre, dico sempre, per tutta la durata della più totale sempiterna eternità, costretta a vivere di espedienti. A faticare. A sudare per ogni piccola faccenda. A restare indietro. Ultima. Nonostante l'impegno. Il coraggio. La determinazione. C'è da farsene una ragione.

Con le tutte le frustrazioni del caso, una incazzatura radicata e il conto dello psichiatra da pagare.

2 - Ci sono poche, categoriche cose che è meglio non sapere mai. Per la salute. Per amor proprio. Per altri n motivi a scelta.
Il totale annuo delle tasse da pagare, cosa ha fatto la tua ex/il tuo ex il weekend dopo che vi siete lasciati (o forse anche quello prima).
E le novità in fatto di informatica-tecnologia.

Chè almeno uno finisce di leggere il suo bravo libro, sul comodino, dorme tranquillo tranquillo. Illudendosi gioiosamente di raggiungere almeno un qualsivoglia livello base di conoscenza teorica dell' Arte della Vita.
Senza restarci troppo di merda, ecco.


* Cit. Battiato, Franco.
"La cura" (1996)




Esempio di lettura utile per distogliersi dalle cose sopradescritte. (Cioè quelle che è meglio non sapere mai):
« Chi pensa sia necessario filosofare deve filosofare e chi pensa non si debba filosofare deve filosofare per dimostrare che non si deve filosofare; dunque si deve filosofare in ogni caso o andarsene di qui, dando l'addio alla vita, poiché tutte le altre cose sembrano essere solo chiacchiere e vaniloqui. » - Aristotele.        




giovedì 1 settembre 2011

Cronostoria di un imprevedibile martirio.

Benvenuti a Bordo.

Ore 22.50 Din-don
Signore e Signori siamo lieti di darvi il benvenuto sul volo FQ338 in partenza da Bologna e diretto a Brindisi. L'orario di arrivo è previsto per le ore 23.40 circa. Siete pregati di tenere allacciate le cinture per tutto la durata del decollo, fino a quando vedrete il segnale acceso sopra le vostre teste.

Ladies and Gentleman you are welcome...  [....]

Segue Dimostrazione di sicurezza delle hostess.


Ore 23.10 Din-don
Signore e signori vi informiamo che tra poco il nostro equipaggio passerà con le bevande e gli snack che vedete illustrati nel depliant; inoltre, abbiamo a disposizione anche lasagne e cannelloni.

Ladies and Gentleman.... [....]


Ore 23.30 Din-don
Signore e signori vi ricordiamo che sul volo FQ338 è vietato fumare. Se desiderate fumare vi invitiamo a provare le sigarette SMOKELESS, le sigarette senza fumo. Per soli 6,00 euro. Potrete scegliere tra quelle rosse, quelle light o al mentolo.

Ladies and Gentleman if you want to smoke....  [....]


Ore 23.45 Din-don
Signore e signori siamo lieti di annunciarvi la speciale promozione dei GrattaeVinci: due al prezzo di uno, ovvero due a 2,00 euro. Il ricavato sarà devoluto in beneficienza. Ricchi premi in palio. Dovete solamente grattare le stelline e quando avrete trovato due simboli uguali avrete vinto. Ci auguriamo che ci sia un altro fortunato vincitore su questo volo. Buona Fortuna!

Ladies and gentleman we are showing you.... [....]


Ore 23.55 Din-don
Cielo sereno.
Temperatura 26°.


Ore 00.10 Din-don
Signore e signori vi presentiamo i nostri articoli regalo, gioielli, profumi, giocattoli e gadget che abbiamo a disposizione. Meravigliose offerte per voi. Potete risparmiare 12,00 euro con l'acquisto di due prodotti per un totale superiore a 20,00 euro. Il nuovo profumo Calvin Klein scontato del 5%.

Ladies and Gentleman if you want to buy a present.... [....]


Ore 00.15 Din-don
Signore e signori siete pregati di allacciare le cinture di sicurezza e tenerle fino a quando il segnale non si spegnaerà. Iniziamo la fase di atterraggio.


Ore 00.20 Din-don
Signore e signori vi presentiamo un nuovo prodotto: l'orologio alla tormalina. Adatto per il mare, la piscina, la palestra, la montagna. Comodo, resistente all'acqua fino a 2000 mt e disponibile in 7 colori diversi. Ottimo per un'idea regalo.

Ladies and Gentleman here is a new watch... [....]


Ore 00.30 Din-don
Signore e signori l'equipaggio è lieto di annunciare l'arrivo all'aeroporto di Brindisi. Cielo sereno, temperatura 29°.
Vi ringraziamo per aver scelto RYANAIR.
Speriamo di rivedervi presto sui nostri voli.
Buona serata.


Ladies and Gentleman we are landing.... [....]



Nemmeno la lezione di catechismo. Nemmeno i testimoni di Jeova la Domenica mattina. Nemmeno le televendite di Mastrota. Nemmeno le urla di Vanna Marchi. Nemmeno l'arrotino alle otto del sabato. Nemmeno il cliente che ti chiama alle 19. Nemmeno la coda in autostrada. Nemmeno la fila in posta. Nemmeno l'esodo, il controesodo, la vetrinetta delle brioches vuota, la pioggia allo stadio, in curva. O l'unico weekend che vai al mare. Il rimmel che cola. Le lenti a contatto che si appiccicano all'iride e fanno da ventosa, la lavastoviglie che non funziona, il pc impallato. Nemmeno Il nome della Rosa, Giovanni Pascoli, Cuore e la Corazzata Potemkin.
Niente.

Niente di tutto questo potrebbe anche solo eguagliare minimamente una così colossale, profonda, duratura, dettagliata e costante nel tempo, rottura di cazzo.
Il volo RYANAIR*.




* Senza considerare, poi:

- I sedili così piccoli che sei in braccio al tuo vicino e siete costretti, per questioni logistiche, ad accordarvi su che rivista leggere. Hai detto poco.
- Il tuo bagaglio a mano non sara' mai sopra la tua testa, perchè è già occupato da quelli dei sedili avanti che non hanno la loro cappelliera: tutto un via vai di gente che si incastra, spinge, spintona, stordisce un passeggero con lo spigolo del bagaglio che sta cercando di tirare giù, apre tutti gli sportellini, apre un bagaglio ma non è il suo, si siede, si alza, fa spostare tutti, va in bagno, si risiede, si rialza, fa di nuovo spostare tutti. Lo stronzo.
- I bambini piangono più forte sui voli Ryan, è scientificamente provato. La disperazione raggiunge decibel che voi umani.
- La multa è prevista più o meno per qualsiasi evento. Tranne soffiarsi il naso o dormire.
- Sarebbe un volo low cost. Sarebbe, sì. Ma è agosto, e stai andando in Italia.

E il tuo, ovviamente, è quello che costava più di tutti.
Sommando tutte le multe che, ovviamente, hai preso.



Ovviamente, sarai così incazzato che c'è pure il caso che un pacchetto di Smokeless al mentolo tu lo abbia comprato.