Lapis and Notes



Lapis and Notes


Post Scriptum:

Welcome.
(To the Jungle).

"Gli svedesi hanno capito quello che la Scavolini ancora no. Ovvero. Che la gente comune ha 40 mt quadri per farci stare un letto, una cucina e un water. E ha sempre sognato la penisola. Poi si è ridimensionata, nel momento in cui ha realizzato un fatto.
Che i sogni si pagano al metro quadro".







giovedì 29 marzo 2012

Come sempre. E' così che va. E non ti ci abituerai mai.

E poi succede che finisce.

Come tutte le stagioni, come tutti gli inverni, le estati, come tutto. Termina. E passa oltre.
Passa oltre nell' infinito universo del tempo che scorre, delle situazioni che cambiano, delle cose che capitano, arrivano, vanno, vengono, si trasformano. Del  caos dovuto alle variabili che si incastrano più o meno, alle volte molto meno, alle volte in modo inaspettatamente perfetto.

Succede che devi cambiare vita, abitudini, che certe cose non ci saranno più. Ce ne saranno altre, ma quelle no. Devi archiviarle in uno scaffalino del cuore, della memoria, così dicono. 
Devi lasciare per un po' cio' che ami, cio' che ti ha rubato e bruciato il cuore per mesi. 
Per tutto l'inverno.


Che è poi quella cosa incredibile di legno e vetroresina su cui ci attacchi i piedi e ti porta in giro per le montagne, su in alto, giù in fondo, in terra, e fa male, anche. 
Che sono le giornate di sole che brucia e quelle con meno venti gradi che non riesci quasi a respirare, che sono le risate fino alle lacrime e le lacrime per le incazzature, per quello che non ti riesce. 
E ci provi e riprovi e riprovi. E riprovi.
Che sono le cene in casa con la salsa barbecue e la carnazza della macelleria di Vigo, il rosatello e l'aperitivo di mezzogiorno. La fatica, i crampi alle gambe, la schiena a pezzi. Il Risiko, svenire alle 17 sul divano perchè non ce la fai più, la cucina da sei utilizzata in diciotto. Provare i tresessanta sul divano, in pigiama (che pensi, massì ce l'ho. Ci riesco. Poi è tutta un'altra storia anche solo avvicinarsi a quel maledetto stacco, là in alto). 
Che sono le decine di culate sui box. La pasticceria Reinard - che i biscotti alle noci così non si erano mai mangiati. Gli accidenti ad una neve che non c'è mai stata. Il Pavone - che un pub così trash non si era mai visto, dopo il 1988. I cappelletti con il dado scaduto, la soia e tutto quello si puo' mettere, a caso. 
Che sono le coreografie in salotto, l'alba e il tramonto al rifugio Stoppani - che è una delle meraviglie più pazzesche, il volerci riuscire a tutti i costi, nonostante la paura, un sacco di paura, nonostante le gambe che tremano, le lezioni pratiche e quelle su youtube, il rumore della tavola sulla neve, certi paesaggi che tolgono il fiato. 
Che fanno quasi soffrire per la loro Eterna Bellezza, che al confronto niente e nessuno mai.


Che è la struggente attesa di un Venerdì sera. 
Che ti porta via. 
Per andare dove ami, con le persone che ami, a fare quello che ami fare. 
Per dare un senso, un significato solamente tuo a quello che percepisci come lo scorrere del tempo che, infilato minuto dopo minuto, anno dopo anno, momento dopo momento, diventa ciò che in genere si chiama Vita.

Senza troppi fronzoli.


Vich.
[November 2011- April 2012]

"Quando scopriranno che il mondo ha quattro dimensioni invece delle solite tre, si potrà andare a fare una passeggiata e sparire: niente lacrime, niente funerali, niente illusioni, niente inferni e paradisi"
                      Charles Bukowski











mercoledì 14 marzo 2012

Campagna di sensibilizzazione per la salvaguardia dell' ambiente montano.

E' sempre un pochino deprimente vedere come meravigliosi luoghi, paesaggi sublimi, da togliere il fiato, vengano contaminati da quella che è la razza umana in diffusione costante: il coglione ubriaco.

Il Coglione Ubriaco è perfettamente riconoscibile da queste caratteristiche:

- Ha lo smanicato nero con qualche strass davanti (meglio se la temperatura è molto rigida)
- Ha gli scarponi da sci, ma non sa sciare (li usa solo per scivolare sui tavoli o cadere all'ingresso del rifugio)
- Età media 40/50, corporatura massiccia, cellulite in zona lombare e addominale
- Campeggia nel rigufio dall'alba al tramonto, modello piovra, bevendo grappe, tentando di toccare culi e infilare la lingua nei capelli di signore over 60, con la zuppa di farro nel vassoio.
- Beve in continuazione, rantola, suda e sbava.
- Tenta di ballare, in piedi sul tavolo, tutte le sue hit preferite: "Sciolgo le trecce ai cavalli" di Umberto Balsamo, un po' di Loredana Bertè, seguita da "Gianna Gianna".

Ecco, volevo dire che queste scene passino a Milano Marittima, che tanto il mare fa cagare, e ormai, diciamolo, peggio di così non potrebbe essere, a livello di deturpazione ambientale.

Ma sul Grostè, queste scene, poi no.




Non date corda al Coglione Ubriaco.

Ps. Nel caso in cui il suddetto siate voi, evitate di pascolare molesti in certi posti e andate, chesso', nel bar centrale di Casalborsetti.

Oppure, imparate a sciare.
 
Grazie.

giovedì 8 marzo 2012

Mancanza di punti di riferimento. Politici, sentimentali, economici, professionali. E, ancora peggio, musicali.

Non riusciremo mai a capire fino in fondo le canzoni che non abbiamo in un qualche modo vissuto.
Non c'è niente da fare.

Quando l'ascolto è retroattivo, una musica si può amare, puo' piacere, puo' comunque emozionare, ma non è possibile capirla. Si nasconde, si mimetizza.
Se non ti ha cresciuto, facendoti da balia, se non ti ha accompagnato in giro per i caotici labirinti dell'adolescenza, se non ti ha portato in vacanza, dagli amori impossibili, in capo al mondo quando hai deciso che era il momento, agli esami dell' Università e poi a quelli della Vita.
Allora no. Non puoi averla capita.
L'hai apprezzata. Che è un gradino sotto.
E l'opinione, la percezione che hai non è così attendibile. Anche solo per il fatto di non averla mai ascoltata dal vivo, in modo concreto, tangibile, condiviso con altre persone (e non nella solitudine di uno scadente i-pod) e ancora di più, non aver recepito con una certa precisione cio' che voleva trasmettere, chi quella musica l'ha creata.

Per esempio. Io amo i Queen. Mi sono sempre piaciuti e mi piaceranno sempre.
Sono ai vertici più elevati della mia personalissima classifica di gradimento musicale.
Vuoi perchè me li faceva ascoltare mio fratello, nei 33 giri, quando ancora i miei recettori sensoriali erano permeati solo da qualche Fivelandia e dagli 883. Vuoi perchè "Bohemian Rapsody" e "The show must go on" sono tra le canzoni più megagalattiche mai composte. Vuoi perchè Freddie è stato uno dei più grandi uomini di palcoscenico.
Ma questo non toglie un fatto dato per assodato e di cui mi rammarico. Non avro' mai la benchè minima idea di come sarebbe stato essere là, allo stadio Wembley, quel giorno del 1987.
Ad esempio.
Questo intendo. Che solo chi era presente, ha recepito quella Magia. Quella Grandezza Suprema.

Anche per il nostro Lucio Dalla, sono nata troppo tardi per poterlo capire. Mi sono persa il bello. Ho ascoltato "Tutta la vita" tante volte e, nonostante la sua bellezza, non mi appartiene. Sono della generazione di "Attenti al Lupo", che no, non mi è mai piaciuta, ma la ricordo bene. Mi ha accompagnato da una qualche parte, che ora non ricordo.
Non è che sia significativo solo ciò a cui si assiste ma, almeno, ti deve capitare di ascoltarlo casualmente, alla radio, mentre stai comprando un gelato, sei in colonna per andare al mare, stai facendo l'amore, o le pulizie in una mattina in un sabato di sole, ti deve capitare di condividere quella musica con gli amici o i colleghi, fidanzati o amanti.

Dev'essere lì, nell'aria. In quel momento storico. Senno' evapora la sostanza e non la cogli.

E' questo forse uno dei motivi per cui si parla meno di musica, le si conferisce un'importanza nemmeno paragonabile a quella degli anni passati. Non è più rappresentativa di un periodo storico, non ci ricorderemo la prima in classifica del Luglio 2011. O del Febbraio 2012 (qual'è?). Non scandisce il tempo, gli eventi, le fatiche, gli amori. Non si puo' più (ahimè) disquisire a lungo sull' eterna bellezza rivoluzionaria di un album come "Tommy" o sul confronto tra Keith Moon e John Bonham. Sono anacronistici.

Anche se.
Forse proprio per questo è un bene essere anacronistici in fatto di musica.

Come dire.
Voi avreste il coraggio di cantare ai vostri figli "Mon Amour" di Gigi D' Alessio?