Lapis and Notes



Lapis and Notes


Post Scriptum:

Welcome.
(To the Jungle).

"Gli svedesi hanno capito quello che la Scavolini ancora no. Ovvero. Che la gente comune ha 40 mt quadri per farci stare un letto, una cucina e un water. E ha sempre sognato la penisola. Poi si è ridimensionata, nel momento in cui ha realizzato un fatto.
Che i sogni si pagano al metro quadro".







venerdì 11 ottobre 2013

Necessari fabbisogni ciclici.

Ottobre.
18-19-20.

Come ogni anno.
Opening Schnalstal.

Tavola, attacchi.
Felpa.
Tavola.
Attacchi.

Ottobre.
Val Senales.
18-19-20.

Come ogni anno.
Gentlemensrider snowpark.

Opening.


.....Con FRESH FARM.







mercoledì 2 ottobre 2013

Reggio non lo sa(peva).

Domenica ho partecipato ad un workshop organizzato dalla Ekis, una società nata nel territorio reggiano con l'obiettivo dello  sviluppo delle Risorse Umane - quindi individui e organizzazioni - tramite strumenti e metodi all'avanguardia, quali la formazione e il coaching.

L'evento è stato pubblicizzato a lungo nei mesi estivi, tramite presenze dello staff Ekis nelle piazze della città, coinvolgendo i cittadini con fotografie, interviste, cartellonistiche e marketing di tutti i tipi: un percorso di informazione con uno slogan speciale, "Reggio non lo sa", finalizzato proprio ad accendere quella curiosità, quel punto interrogativo, quella questione sospesa, risoltasi poi nel tanto atteso evento della giornata di Domenica 29 Settembre, al centro Loris Malaguzzi di Reggio Emilia.

Il focus che l'assunto "Reggio non lo sa" vuole insinuare risiede proprio nella domanda che cos'è che Reggio non sa: da questo presupposto Livio Sgarbi ha introdotto la giornata presentando Ekis, ovvero la possibilità di trovare una rete ampia e completa di servizi per lo sviluppo e la formazione del singolo e delle aziende nel territorio reggiano.

Circa 350 persone presenti a questa iniziativa tra studenti, casalinghe, disoccupati, impiegati, liberi professionisti, manager, proprietari di aziende, dirigenti e tutti i target professionali possibili, ovvero i "potenziali" clienti a cui Ekis fa riferimento per l'implementazione dei corsi e dei programmi volti allo sviluppo personale e professionale.

Durante la mattinata il coach Livio Sgarbi ha presentato Ekis, il contenuto e lo scopo dell'evento, passando in rassegna alcuni punti chiave per il successo e alcune stategie di lavoro adottate dal team. In partcolare, data la significativa esperienza come coach di campioni sportivi, ha posto grande attenzione all'esempio positivo del "campione" sportivo traslato nella vita quotidiana, quindi al vincere nella propria vita attraverso una completa responsabilità del modo in cui viviamo le cose che ci accadono.

Nel pomeriggio si sono susseguiti tre interventi di alcuni trainer del team Ekis: Andrea Grassi che ha presentato il concetto di valore in contrapposizione a quello di merce e la necessità di un focus sui bisogni del cliente al fine di trovare soluzioni idonee e personalizzate.
Roberto Pesce  ha introdotto alcuni elementi di intelligenza finanziaria, focalizzandosi sull'importanza di imparare ad investire in modo autonomo e sulla libertà personale resa possibile dal reddito passivo.
Infine, Alessandro Mora , trainer in PNL, ha raccontato aneddoti derivanti dall'esperienza personale relativi all'importanza degli atteggiamenti, degli stati d'animo, del saper creare abitudini e immagini positive, stimolando l'interesse del pubblico e coninvolgendolo con un breve esercizio di "visualizzazione".

Grande coinvolgimento del pubblico presente, entusiasmo ed energie rimaste alte durante l'intera giornata, grazie al modo di comunicare, a tematiche attuali e fortemente "sentite" (quali il lavoro, il denaro e la mente appunto), il tutto impregnato della grande passione trasmessa dal team Ekis.

Sono rimasta colpita positivamente dall'evento e dalla passione ed esperienza che hanno trasmesso questi professionisti delle "umane gesta", tutto in linea con quelli che sono la mission aziendale e i significati sui quali viene puntata l'attenzione.
E' anche motivo di orgoglio sapere che il nostro territorio offre opportunità di questo calibro e una variegata rete di servizi volti a rispondere a diversi bisogni e insegnare alle persone a prendere in mano la propria vita in modo sempre più consapevole e attivo.

Questa è la mia mappa mentale, dopo la giornata di workshop:


Bravi e in bocca al lupo!

venerdì 30 agosto 2013

Punti Fermi. (L'importanza dei).

1- Ci sono delle cose che riescono facili, anche se ad una certa età non sei più sicuro di quali esse siano.
2 - Portare in valigia le scarpe da corsa e usarle al tramonto, tra i trulli salentini, regala una bella emozione.
3 - Perchè ci hanno dato sguardi così profondi sulla vita, anche quando non vorremmo? Anche quando non sarebbero così necessari a causa del dolore che portano con sè, un dolore secco, dritto al cuore?
4 - E' impensabile mangiare le interiora e le frattaglie animali.
5 - L' importanza del sedersi sul gradino davanti a casa e stare lì. Immobili. Come essere in Puglia. Come se al di là del muretto ci fosse il mare.
6 - Basta poco. Basta poco di più. Basta poco più di un Campari. Basta poco di più di un Campari, forse due. Sì, facciamo due. (Per essere sicuri).
7 - Il modo in cui alla fine uno vorrebbe piangere è quello totale, liberatorio, definitivo e necessario per sentirsi vivere, per sentire il rumore della vita che scorre.
Si potrebbe stare molto bene. E senza I-Pod.
8 - Un elemento che potrebbe alzare drasticamente la qualità di vità, oltre ad una casa al mare e una in montagna, credo sia identificabile in una fornitura di pasticciotti alla crema. A vita.
9 - L'amore cambia direzione, cambia forma, cambia terra, parametri, luoghi, circostanze. Cambia persone, case e città. Senza cambiare mai le sue leggi.
Non si esaurisce mai, ma non esiste quella esclusività che crediamo possa durare in eterno.
Questa è la nostra salvezza e la nostra condanna.
10 - Ordinare una pizza con la bufala e i pomodorini freschi.
11 - Quando sono in mezzo al lago, legata ad un kite (sono ancora soggetto passivo), ecco, vorrei qualcuno che stia li con me. A controllare che sia viva, che non mi stia facendo congestione la colazione, che non mi si incastrino i cavi nei piedi, che la vela non si arrotoli 14 volte su se stessa e che le boe restino educatamente a dovuta distanza.
Esisteranno dei volontari, che so, tipo dei water assistant, water-sitter?
11 a) - Quando sono in mezzo al lago, legata ad un kite, devo ricordare di disattivare le notifiche di Whatsapp*
12 - Ho sempre avuto paura della complessità. La complessità, a ben vedere, è ovunque. Per questo si ritorna al punto numero 3 e numero 6. Oppure si fa richiesta scritta di reincarnazione in personaggi tipo Costantino, Antonella Elia e compagnia bella.
Fino ad esaurimento scorte.
13 - Il bastare a se stessi. L'idea che mi trasmettono certe persone. Ecco, quella è. Il bastarsi. Congiunto alla consapevolezza esatta di cosa vuoi, dove sei, cosa stai facendo.
E farlo maledettamente bene.
14 - Mi fa molto ridere la gente che si iscrive in palestra l'8 Gennaio e il 1 Giugno, in preda dai sensi di colpa post-cotechino. La costanza media è di due settimane. Pero', se ci metti anche la sauna e il bagno turco sfiora il record dei 30 giorni.
(La coscienza pulita del poter affermare, "sono andato in palestra", omettendo cosa ci si è andati a fare, nello specifico).

* Per le uscite al lago il cellulare è obbligatorio.
(Questa tecnologia di ammazzerà. Tanto non si sente niente quando chiami in mezzo al lago).


mercoledì 28 agosto 2013

Trafic, Trulli, Taranta, Turcinieddi.

Come ogni volta, come ogni estate, ho avuto quella fortuna sfacciata di vedere un pezzetto di cielo in più. Un po' di mare in più. Quel tanto che basta, o forse anche un filo di più. 
Vedere le stelle cadenti.
E sperimentare quel lusso magico e raro della lentezza, del non fare niente, stare impalati ad osservare la Bellezza delle cose che sono davanti ai nostri occhi ma che non troviamo mai il tempo di osservare.
 
Abbiamo indossato le scarpe da corsa e corso in mezzo ai trulli del Salento al tramonto, rischiando di essere investiti e scappando dai cani randagi. Abbiamo ballato la taranta fino ad avere i vestiti passati e cantato sulle note di Vinicio. Abbiamo fatto la grigliata in spiaggia con le salsicce e i panini tagliati al buio - che non puoi passare da Porto Cesareo senza fare la grigliata in spiaggia, con la batteria e la chitarra suonate dai Villani e non puoi non cantare Domani e non puoi non brindare con il rosato del Salento. Non puoi.
Vuoi per tradizione, buon auspicio, rito doveroso o rispetto delle usanze locali.
 
Abbiamo bevuto il vino da passeggio nella bottiglietta di plastica, visitato città meravigliose come Lecce con la sua storia.
Abbiamo mangiato i pasticciotti all'alba, i gamberoni, le seppie ripiene - chè nel trullo di Fede c'è un ristorante della madonna, che è proprio Fede  - e cenato al fresco sul terrazzino del Bar del Moro a San Gregorio.
Abbiamo fatto kite e i tuffi dalle scogliere, i cruciverba in collettiva - che si finisce prima tutto lo schema - e mangiato Pittule e Turcinieddi nelle sagre di paese (che quando sono andata a vedere cosa sono, oggi, mi è venuto male).
 
Abbiamo viaggiato con Uccia, Lavaca, Cagnotto, Trafic e con famiglia Kiteruggiu, con le nostre interminabili ore perse tra pensieri un po' casuali e un po' no, tra panini da fare, code al supermercato, bancomat fuori servizio e pattumi da buttare senza mai trovare dove.
Abbiamo visitato la Gallipoli vecchia che ha sempre quell'atmosfera incredibile, Leuca e Nardò, dove il tempo si è fermato e tutte le cose sembrano essere immobili.
 
Vedere gli anziani salentini seduti fuori casa sul gradino e sulle sedie arrugginite, tra il cemento delle case e la canicola estiva, rende più sensibile il cuore.
 
Sarà l'atsmosfera,  sarà che si è in vacanza, che si è in bella compagnia e si ride tanto. 
O forse solo perchè quel cemento nasconde il mare. 
 











 

giovedì 8 agosto 2013

Cose Nuove.

Semplicemente,
grazie.
 
Grazie per avermi trasmesso così tanto, in così poco tempo, di quella che è la tua passione per questo kite. Per questo vento. Per questi elementi ancora a me sconosciuti. Per questo sport che hai fatto diventare il tuo mestiere, imparandolo, amandolo e insegnandolo.
Insegnandolo con il cuore.
 
Grazie per avermi regalato un pezzetto della tua esperienza, per avermela spiegata e per aver avuto quella pazienza infinita che ti contraddistingue. Per il tuo modo di affrontare le giornate, l'entusiasmo che metti in ogni parola, in ogni gesto. Per l'attenzione e la professionalità.
E anche per le risate, le belle chiacchiere, la gentilezza, il good feeling che ho percepito e quell'accento che hai - così folkloristico.
 
Sono felice di aver iniziato questa esperienza nuova che ancora non so com'è, come sarà, ma che così, a pelle, mi ha già fatto emozionare e provare un infinito senso di Libertà.
Come un freeride di quelli fatti come si deve, quando c'è tanta neve, il paesaggio si avvicina alla mia idea di Perfezione e tutte le coordinate celesti sono al loro posto.
Sono felice di aver conosciuto una persona che mi ha saputo trasmettere la giusta motivazione, l'energia, l'entusiasmo, caratteristiche che così difficilmente si incontrano fuse insieme, che difficilmente riesco a trovare nelle persone, soprattutto mentre lavorano, mentre insegnano, mentre vivono.
 
Adesso dovrò avere tanta pazienza e cercare di migliorare, senza la mia solita smania di voler già sapere fare tutto e subito. Sfruttero' questa esperienza anche per confrontarmi con i miei limiti, per ricominciare da capo e rimettermi alla prova in qualcosa di nuovo, che non fa mai male, che fa restare l'umiltà necessaria, che fa crescere.
 
Grazie infinite per tutto questo.
 
 
E' quella luce che hai negli occhi che fa la differenza.
Quella delle Anime Belle.
 





 

giovedì 27 giugno 2013

Un tram che si chiama Desiderio. (L'omino dei Sogni)

Quanto avrei voluto sapere qualcosa di più.
Quanto avrei voluto dire qualcosa di più, e non semplicemente un "grazie mille".

Una mattinata come tante.
Quelle che ti svegli alle 7, fai colazione, apri le finestre e leggi un po'.

Una mattinata come tante, se non fosse che ti accorgi che hai una gomma del motorino a terra.

Cerco di mantenere la calma, la pace interiore che ho appena conquistato per il semplice fatto che è estate, ho mangiato una brioches alla crema, fuori c'è il sole e probabilmente potrò andare a nuotare all'aperto (dopo le rogne da ufficio e le parole da scrivere che dio solo sa quanto mi fanno incazzare quando non si incastrano come vorrei, come ho in mente).

Porto il motorino (anzi, spingo il motorino) dal meccanico e accadono due catastrofi ad opera del mio angelo salvatore: - mi preventiva una spesa di 100 euro tondi tondi, chè vanno cambiate tutte e due le gomme a questo Scarabeo che ha ancora quelle originali di 10 anni fa, diventate ormai liscie come l'olio - cosa meno grave, ma comunque da considerare, non ha la bicicletta da prestarmi per andare al lavoro.

Segue la terza consequenziale catastrofe:

Prendere il TRAM.

Ora.
"Prendere il TRAM" è una di quelle frasi effetto vintage, credo di averla pronunciata l'ultima volta la vigilia di Natale del 1994. Ovvero, pochi giorni prima dell'arrivo del suddetto mezzo.

Una considerazione oggettiva e condivisa nell'universo mondo dei pendolari da tram credo sia che bisogna avere del gran culo per riuscire a prendere "IL" tram in queste situazioni di emergenza. Senza alcuna conoscenza su orari e linee. Arrivando in un momento 100% random, in un luogo che ha come coordinata geografica solo un meccanico di quartiere.
Domanda:
Perchè proprio dove sei tu, in quel momento preciso, dovrebbe passare proprio IL tram, proprio quello di cui hai bisogno per arrivare in un raggio uguale o inferiore alla distanza di 1 km dal posto di lavoro?
Le probabilità sono alla stregua di una vincita alla Lotteria.

Mi avvicino alla fermata con un misto di timore, raccoglimento e fiducia nella vita (o in dio nel caso mi stesse guardando) .
Non capisco assolutamente niente della tabella orari e linee, incrociati come quelli della metro di Londra, solo con qualche colore di meno e con denominazioni di località anni luce meno cool (Gattaglio al posto di Notting Hill, per dire).
Chiedo informazioni ad una tizia con ricostruzione unghie motivo optical appena fatta, che mastica chewin-gum a bocca aperta e dotata di auricolare che lascia percepire un devastante mix commercial-discomusic, incluso Giggidagostino.

La tizia mi risponde: "Dovrebbe passare tra 5 minuti".
"SE passa".

Ah.

Esiste anche l'eventualità che non passi, il tram.
Alla notizia che dovrebbe passare dopo 5 minuti sembra tu abbia avuto abbastanza di quel culo necessario per fronteggiare la situazione. Poi, però, onde evitare di semplificare troppo le cose, quel tram che è previsto, perchè è segnalato dal tabellone, potrebbe decidere che oggi è una gran giornata di merda e non passare, e lasciarti lì ad aspettare a recitare qualche rosario. Adeguando la connotazione della sua giornata alla tua.

Sostanzialmente, di merda.

Invece.
Eccolo.

Parte una lunga serie di ringraziamenti, quasi come gli scrittori nell'ultima pagina dei libri: la tizia dell'auricolare, la provvidenza, la previdenza, il fato, la fortuna (vabbè, 100 euro di motorino a parte), il cappuccino che farò in tempo a prendere, appena scesa dal tram.
Poi. Un altro pensiero incombe.

Ennesima variabile aleatoria: il biglietto.

Ora.
La mia memoria a lungo termine mi ricorda le corse dal tabacchino a comprarlo, prima di salire, oppure un biglietto composto da 10 corse, con risparmio di 1 euro sul totale. Oppure, situazione più comune, salire senza biglietto e tenere d'occhio le fermate in caso di avvistamento del controllore.
Ovviamente non possiedo il biglietto, ho la tessera della Shell e della profumeria al massimo, e ovviamente non c'è un tabacchino dietro alle spalle.
La mia fortuna si è esaurita con l'arrivo del tram.

A 30 anni suonati, escludo la possibilità di scappare fuori se vedo un controllore alla fermata.
Per una questione di capire che no, non si fa. Soprattutto se hai più di 30 anni.
Immagino che dal '94 ad oggi l' ACT potrebbe avere installato la macchinetta per fare il biglietto direttamente a bordo.
Come in tutti gli altri paesi dell'universo.

Salgo.
La macchinetta chiede 1 euro e cinquanta, senza dare resto.
Io ho solo un pezzo da 10 euro.

D'accordo, concludo che scapperò di corsa dal controllore, fingendo 18 anni.
Se non riuscirò a scappare, sarà stata una giornata di merda da 160 euro, anzichè da 100.

Un signore mi si avvicina.
Un signore non tanto alto, di mezza età, vestito in modo strambo, con un accostamento di colori azzardato, giacchetta giallina e pantaloni in lino, un viso da persona buona, riservata, una borsa marrone molto usata.

Mi allunga un biglietto e mi dice: "lo prenda, la multa è 60 euro".
E io, mentre gli allungo i soldi: "grazie, ma glielo pago".

E lui: "no, non li voglio. Mi paga un caffè quando ci rivediamo".

Lo prendo, lo ringrazio, mi giro verso la tizia di Giggidagostino, che mi dice "di queste persone non ce ne sono più, ormai", mi rigiro di nuovo ed è sparito. Era appena sceso.
E io non ho fatto in tempo a salutarlo.

Quanto avrei voluto sapere qualcosa di più.
Quanto avrei voluto dire qualcosa di più, e non semplicemente un "grazie mille".

Io dico che la tizia di Giggi ha ragione, di persone così non ce ne sono più.

Ho pensato a lui, mentre bevevo il mio cappuccino, in silenzio.
In orario.
Senza dover scappare da nessuno.






martedì 18 giugno 2013

Sliding Doors Idiosincratiche

A) Nell' 80% dei casi:

Sei amata/o da una persona che tu, però, non ami.
Ti struggi d'amore per una persona che, però, non ti ama.

Spiegazione:
E fin qui.
Tutto normale.


B) Nel 19% dei casi:

Sei amata/o da una persona che ami.

Spiegazione:
E' solo questione di periodo storico. Sei all'inizio, poi  passa. Le/gli passerà. Tranquilla/o.
Con tutta probabilità tornerete a struggervi e a soffrire. Entrambi.


C) Nell' 1% dei casi:

Sei amata/o da una persona che tu, però, non ami.
Ti struggi d'amore per una persona che, però, non ti ama (torniamo al punto A)

Con una variabile nella spiegazione:

La persona che non ti ama, non ti ama 
- Perchè NO
- Perchè è innamorata/o del fidanzato/a della prima persona in questione.

Quella che ti ama.


Epilogo:

Aiuta sempre credere nell'esistenza di una Qualsivoglia Giustizia Divina.

Avere fede, aiuta.
Probabilmente.

Abbiate fede.





giovedì 6 giugno 2013

Neuroni che fanno conoscenza.

Tre riflessioni articolate di Oggi:

1. La velocità di ritorno alla mente dei ricordi dolorosi è direttamente proporzionale alla fatica fatta nel tentativo di Liberarsene.
2. Siamo tutti gli Stronzi di qualcun altro.
3. Uno degli Assiomi moderni è che il Moment 200 non scade mai.

(Anche qualche paginetta sul fuorigioco passivo, ma ve la risparmio).


 
 

lunedì 3 giugno 2013

Fastidiose Differenze.

Ci sono persone che hanno una vita lineare. Una vita che, grossomodo, segue i progetti, i sogni, le aspettative, le ambizioni e i desideri.
Queste persone si caratterizzano per il fatto che sanno già, da piccole, cosa vogliono fare da grandi. E, solitamente, lo fanno. Riuscendoci subito appena diventano grandi. Subito subito. Al primo colpo. Senza errori, senza fallimenti. Sanno già che andranno per di là e tac. Ci vanno. Precise come dei fusi.
Più in generale, questa regola del tuttoesubito, per questa categoria di persone, è scientificamente valida per numerose situazioni di vita: che sia la sovrastimata votazione dell' Esame di maturità, che sia la ricerca del lavoro. Ancora, l'ambizione professionale*. Che sia guadagnare bene, facendo quello che si era deciso di fare molti anni addietro. Che sia avere una bella famiglia. Investire soldi e tempo nel modo in cui si rivela quello giusto, perchè porta Soddisfazione Personale e Guadagno Economico (e spesso in modo direttamente proporzionale). Che sia avere dei figli, oppure un camper o una barca con cui andare in giro per il mondo.
Avere qualcuno da non mandare/che non ti manda a fare in culo troppo velocemente.
Che, con i tempi che corrono, non è poco.
Solitamente, a queste persone basta chiedere e gli viene dato. Senza compromessi, senza accontentarsi troppo.

E poi, ci sono le persone per le quali tutte le cose, dico tutte, le scelte, le aspirazioni, i desideri, ecco. Tutte. Vanno un po' in vacca.
E sono costrette a rifare da capo, a reinventarsi, a ricostruirsi. A raccogliere i pezzi, incollarli di nuovo, attaccare qualche cerotto qua e là e aggiustare le crepe con un po' di colla.
Rivedere il progetto, cambiare strada, anche. Se serve, se è necessario. Sognare in modo diverso, o non dormire proprio, che così ci si illude di meno.
Prendere atto che no, di lì non ci si poteva proprio andare.
Non è andata. Non è stato. Forse per la Fondamentale Giustezza del Tutto.
Oppure per Sfiga. (Vabbè, dipende se credi in Dio, nel karma o nella Gialappa's Band).

La mia riflessione nasce dal fatto che mi sento appartenere alla seconda categoria.
(Quelli che appartengono alla prima categoria non sanno dell'esistenza di un secondo piano. Al massimo sono i miracolati del secondo che possono salire, ma i primi non scendono mai).

Essendo una persona fondamentalmente ottimista, pero', mi viene da dire che, nella storia personale di queste persone, sono  proprio quelle rogne lì, l'insieme delle cose andate in vacca, che insegnano un mucchio di cose.
Una specie di piccolo, personale, Manuale di Istruzioni per la Vita.

(Anche a fare le previsioni del tempo e a leggere la mano, che possono sempre servire come piano B, nell'eventualità che l'ennesimo progetto sia da rifare).



* Termine caduto in disuso.
Più spesso utilizzato dai giovani degli anni '80 per indicare una forma di progettualità e di aspirazione, una volontà di ottenere qualcosa nell'ambito lavorativo. Attualmente viene utilizzato in riferimento ad altri contesti, escluso quello professionale.



Messaggio pubblicitario:
"Se appartieni anche tu alla categoria degli Sfigati, non temere. Bazar On line ha tutte le soluzioni per te. Con lo Sparacoriandoli anti-sfiga potrai dormire sonni tranquilli".


(Ps. Buon lunedì a tutti. Gran giornata).

giovedì 30 maggio 2013

Contabilità Esistenziale.



Quante volte, in una vita, finisce il Mondo?

Provo a contarle.
Sicuramente mi sfuggirà qualcosa.

Ogni volta che cambi lavoro, che cambi casa, che finisce un amore, l'ultima pagina di un libro, l'ultimo yoghurt nel frigo, quando qualche amicizia va a farsi benedire, l'esame di Maturità e poi quello di Stato, l'ultimo giorno di vacanza, di scuola, l'ultima birra della serata, l'abbraccio prima di andarsene, un sorriso che non ti è più dato ricevere, la carta vuota dell'hamburger più buono.
Etc periodico.

Ah, dimenticavo.
La Domenica sera finisce sempre il mondo.
Regolare.
Sempre.
Per tutti.
Puoi anche non ammetterlo ed essere sereno, la domenica sera.
Ma il mondo, incurante di quello che stai pensando o che stai facendo, finisce.
E ti manda un po' a fare in culo.
Che tu lo voglia o no.


E ricomincia sempre*, il mondo, quando succede che finisce (a meno che tu sia morto per davvero, nel senso fisico del termine).
E hai paura che sia un mondo più difficile, più brutto, che non sai bene se hai le competenze necessarie per starci dentro, tenere la testa fuori dall'acqua (magari, fosse solo acqua) e trovare il tuo ruolo.
Perchè, comunque sia, è un mondo diverso da quello di prima. Non sai se migliore o peggiore. Non ci è mai dato saperlo (a meno che tu sia Nostradamus o la Monanca di Dresda - che, per dovere di precisione, hanno poi previsto delle gran cazzate anche loro).
Quello che si puo' fare, il comportamento più saggio è (sarebbe) quello di iniziare una fase di conoscenza del nuovo mondo e di adattamento a quelle coordinate spazio-temporali che i nostri neuroni non riconoscono ancora.
Vedere l'effetto che fa, provare. Con la nostalgia del caso, con i rimpianti del caso. Ma anche con i sollievi, le nuove possibilità, il posto nel cuore e nella mente per qualcosa d'altro.
Serve il tempo necessario, il tempo che serve.

Il tracciato della vita è tendenzialmente a fasi di salita alternate a fasi di discesa. Si presuppone (è bello presupporre, ma è facile che sia così secondo la mia 31enne esperienza del vivere) che dopo una gran faticata, dopo un gran dolore, una soffereza, le cause avverse, le tempeste di maggio e del cuore, arrivi un momento per riposarsi. Per tirare il fiato, vivere, adattandosi a quel cambiamento di cui sopra, facendolo proprio e trovando dei nuovi punti di vista, dei diversi modi di vedere il nuovo mondo che ci sta capitando.
E quanto più è funesta la salita, quanto più sara' probabile una salda consapevolezza, una più alta soglia di crollo.





Ce lo hanno insegnato fin da piccoli, quando non volevamo la canottiera di lana. O quando volevamo mangiare con le mani sporche.

"Quel che non uccide, fortifica".

Da qui il postulato:

"Il nuovo mondo di tutti i giorni, quando non ti uccide - e tu puoi fare in modo che non - fortifica".

(Cerca riparo, cerca di proteggerti, sorridi come se avessi una paresi, cerca qualcuno che anche solo per qualche istante condivide con te la salita e ci si puo' abbracciare forte quando viene da piangere, che - per quanto la fatica sia uguale - aiuta).


*In effetti, mi viene di opporre una certa resistenza all'utilizzo di quelle espressioni che si usano nel gergo giovanile adesso "comesenoncifosseundomani". E' inutile ostinarsi a fare qualcosa, a bere, per esempio, oppure a divertirsi fuori dagli schemi, in modi assoluti e infinitesimalmente programmati, giusto per il fatto che un briciolo - seppur minimo - di coscienza infilata tra sinapsi aggrovigliate e quel che resta dell' anima dovrebbe portare a riconscere che ci saranno delle ovvie e nefaste conseguenze.
Il giorno successivo. Il Domani, appunto.
Proprio quello che noi pensavamo non sarebbe mai arrivato.

E invece, toh. Eccolo.
E stai piuttosto di merda.

(L'esperienza insegna che il Domani arriva - la probabilità è alta, insomma - e che faresti bene a tenere dei Moment e degli Oki nel cassetto del comodino).


 
 

venerdì 24 maggio 2013

Dati di fatto. (Da una analisi sperimentale).



Gli Svedesi hanno capito quello che la Scavolini ancora no.
Ovvero.

Che esistono dei singòl con 50 mt quadri* calpestabili a disposizione.
In cui fare entrare un letto, un divano e un water.



*Da piccola sognavo una cucina con la penisola.
Poi, dal momento in cui ho capito che i sogni immobiliari si pagano al metro quadro - con Iva e Imu -  sono diventata grande, insomma, ed è successo che li ho ridimensionati, i sogni.

(Pure il piano cottura).


venerdì 17 maggio 2013

Blasfemia (una particolare accezione di).

Si parla dei cambiamenti, del nuovo governo, dei tagli sull'editoria, della crisi che non si risolverà a breve, del debito pubblico, del tasso di disoccupazione, del fatto che ci sono da trovare i soldini per  le riforme, insomma, di tutte queste cose che possono essere categorizzate alla voce Tragedie Attuali Quotidiane.

Sono momenti critici.
Difficili.
Momenti di grande incertezza per il Futuro.
Dove anche i valori umani sono messi in discussione.
Momenti che vedono poi anche Tragedie Attuali Minori.

Per esempio. Passino le decine di social network, passi Belen, Ruby e Barbara d'Urso, passi il ritorno della  zeppa, passi Mark Zuckerberg, i tatuaggi da spiaggia, le Crocs, passino tutti quelli che insegnano a fare cucina in tivvù senza sapere che la gente comune ha 4 minuti e 37 secondi netti per cucinarsi un pranzo, passino la sigaretta elettronica e il sushi, passi anche Fabio Volo.
E anche il cellulare all'esame di maturità, via.

Ma questo no.


Bisogna stare pronti a parare i colpi della vita.

giovedì 16 maggio 2013

Priorità Assolute e Relative.

Domani.

(Sottotitolo)
COSE DA FARE:

Domani ci provo, ad ascoltare l'ultimo dei Daft Punk e l'ultimo di Elio (nonostante conosca solo due canzoni dei primi e sia affezionata ai singoli della vecchia guardia come Tapparella, Pipppero e Ti amo campionato, dei secondi).
Domani inizio "La profezia dell' Armadillo" e termino "Storia delle cause perse".
Domani salvo ogni 5 minuti tutto ciò che scrivo (magari inizio da oggi).
Domani mi ricordo di prendere l'ombrello*, dovesse piovere, vai a sapere.
Domani inizio a  guardare trasmissioni come "The Voice", Santoro, Floris e Gabanelli. Magari anche Vespa, se mi avanza del tempo.
Domani rispolvero tutta la gerarchia dei Cavalieri Jedi e il lato Oscuro della Forza, dovesse servirmi, vai a sapere.
Domani provo a non uccidermi con una tavola con le rotelle sotto. Provo a guarire dalle vertigini. E a rispondere al cellulare senza dire "Pronti".
Domani provo a cucinare cose considerate commestibili dal 51% delle persone che conosco, almeno (una sostanziale maggioranza fa la sua differenza).
Imparo anche a giocare a Risiko (questa affermazione richiede un margine più ampio di trattativa con me stessa).
Domani progetto IL futuro. Vabbè, almeno l'estate. Almeno, butto giù una bozza. Almeno (che sia passibile di cambiamento con una frequenza non inferiore alle 48 ore).
Domani imparo una nuova funzione di Excel, dovesse servire per calcolare qualche nuovo aumento delle tasse sul lavoro, sul carburante o sulla casa, vai a sapere. (E imposto la percentuale dell' IVA sul 22%).
Domani mi metto in pari con il programma di Yoga e medito su come Valeria Marini abbia potuto partecipare al mondo dello spettacolo cantando e ballando (non voglio sapere altro). E Fabrizio Corona intercettando e ingravidando. (In tutta onestà, preferivo quando in Tivvù davano Heater Parisi - che di ballare era capace, e Marisa Laurito con la pubblicità - peraltro poco attendibile stando ai risultati - del Bogumil).
Domani guardo le nuove tavole da snow. Dormo di più. Bevo di meno. E smetto di comprare qualsiasi cosa che vedo su E-bay. (Tranne la tavola, appunto).
Domani faccio la dieta e cerco il coraggio di indossare un costume da bagno (che non sia quello olimpionico che, comunque vada, è sempre il peggio del peggio. Con il sempiterno esonero delle taglie 38).
Cerco i vecchi diari, in cui è scritta la mia storia. L'elenco dei libri letti (il primo, nel 1996, credo fosse "Jack Frusciante è uscito dal gruppo"), dei viaggi fatti. Delle cose scritte per ricordare i momenti belli. Le cose belle. Le persone belle.
Domani corro fino a che i muscoli fanno male e provo a fare la scheda nuova. Provo. Riprendo a giocare a calcio, che è sempre molto divertente (soprattutto in attacco).
Domani respiro con calma, osservo e cerco di stare informata su quante più cose possibili.
Domani è un nuovo giorno (di un mese che crea tuttora dubbi sul fatto se sia Maggio o Novembre).

Domani pero'.

Intanto, domani vado al mare*.


[*nell'assoluto delle affermazioni sopra riportate queste due sono quelle che più corrispondono alla Verità Personale e Soggettiva].




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"Non c'è niente, dico niente, nel mondo animale, minerale e vegetale, proprio niente, che mi abbia mai fatto tanto imprecare quanto il Game Boy". (Zerocalcare).

Non c'è niente da fare.
Il Passato, in un qualche modo, mi rassicura sempre.
Mi sembra una ottima pensata per iniziare a progettare il Futuro.

(Da domani pero').

venerdì 26 aprile 2013

In (sentimentale) Sintesi.



E come ogni volta.
Come ogni maledettissima stagione invernale.
Così come arriva Novembre, che decreta l'inizio.
Eccola subito lì.
Ecco che arriva Aprile a decretare la fine.
L'intrinseca necessità di contenere un termine perentorio, un limite temporale stabilito a priori, in un momento di inizio.
Come in tutte le cose, come in tutto il vivere.
Come se non fosse possibile il trascorrere di così tanto tempo attraverso quella che diventa una percezione falsata, resa poco attendibile dal personale significato attribuito a questo susseguirsi di ore, giorni, mesi. Un significato quindi solo "tuo". Unico. Che diventa un tempo infinitesimamente breve.

Arriva l'ultimo giorno.

La vista del paesaggio all'orizzonte.
L'ultimo pensiero dedicato al vissuto, al momento di essere lì, così in alto.
A 2600 metri. Dove le regole di vita sono un filo diverse, dove non ci sono uffici, orari,  cemento, dove nessuno ti dice cosa devi o non devi fare, non ci sono doveri, frustrazioni, obblighi,  dove tutto quello che è e che vivi è tale per il semplice fatto di aver avuto la possibilità di scegliere di dedicare del tempo, a questa tua passione.
Scegliere di vivere questa immensa bellezza, dove puoi portare con te le persone che ami, fare quello che ti va, in modo infantile - se vuoi - ma senza tante pretese, senza tante domande. Metterti alla prova, essere serena, senza problemi, con la tua tavola e la voglia di essere esattamente lì dove sei, con tutta te stessa. Imparare cose nuove, provare e riprovare. Fino alle ultime forze. Fino a che le gambe fanno male.
Con il sorriso delle persone con te che disarma e illumina gli occhi.

Come i colori del tramonto dietro il Grostè.





Tutto inizio' in un soleggiato giorno di Settembre, con una disperata ricerca di quella che sarebbe diventata la nostra casa-vacanze invernale, a Dimaro, in Val di Sole, e con l'aver poi trovato un pittore pazzo che stendeva mutande sugli alberi in giardino. [...]

Se dovessi elencare un po' di cose, così, random, come faccio ogni volta che finisce una stagione (un po' per la mia mania degli elenchi, un po' per poter fermare qualche attimo di suprema meraviglia, imprimendo il cuore e la memoria di nostalgia), ecco. Scriverei, all'incirca, queste cose.

Snowboard, in primis, la colazione allo Stoppani, la corriera che non passa mai, La Silvia e il secchio di spritz delle 16.00, la fatica, l' Ursus Park, la Mastellina - solo se agli 80 km/h - e solo con le due cunette da saltare alla fine, la tagliata del Dolomiti, la Mery e i suoi cagnoni, le terme, le lezioni con Giacomo, la neve fresca - tutte le volte che c'è stata, il mini kicker costruito al Tonale in un soleggiato venerdì di Gennaio, i nuovi grab e i nuovi trick provati e riprovati, i nuovi amici, Just Dance, il pigiama di Boni e i gatti per casa, la muffa sui muri, Cocco-Landia, la tendina della doccia - che come faremo senza, il Chiks on Board, Pschhhht, i film d' horror, il pandoro Mattonato, Team Chi(a)ppettes - con relativa giacca, i racconti di Robbi Villani durante il viaggio in ovetto - 25 minuti di puro delirio quotidiano, i legamenti stirati dai press, le cartelle, sbagliare sempre la velocità sull'ultimo salto, il divano con i microbi. La Pasticcera. Il bar a Daolasa, la pizza alla Spleuza. Il tramonto. Il freddo di casa, risolto a fine stagione. Gli insulti ripetuti a Dino Stanchina. Le noci e gli orsetti. Quel familiare, inconfondibile "profumo" di casa.






E come ogni volta, come ogni maledettissima volta.
Succede sempre.
Anche questa stagione è finita.

Lo sapevo.
(Certo, ma non mi ci abituero' mai, ai finali delle cose belle).




mercoledì 27 marzo 2013

A voler essere Rompicoglioni.




Tarantino, nel suo ultimo film "Django", avrebbe potuto - con tutta tranquillità - risparmiarsi gli ultimi dieci minuti (il quale film sarebbe comunque stato annoverato tra i film "belli", quotati dalla critica e non di certo tra quelli sbrigativi o tirati via).

In questi dieci minuti finali, Django, uscendo dalla casa in fiamme, nell'ordine, compie alcune azioni così elencabili: - indossa un paio di occhialetti rotondi alla Snoop Doggy Dog - sorride spavaldo - fa' un po' il grosso (evabbè, come dargli torto, con quella mira assurda che si ritrova) - si fa ammirare da una Brumilda fresca fresca di salvataggio che applaude e sorride con gli occhi lucidi, come se fosse ad un concerto dei Backstreet Boys - e infine, esegue una specie di marcetta, una specie di passettino di danza.
Insomma, uno sfigatissimo balletto con il suo cavallo.

Django, eri già stato abbastanza figo, veloce e preciso, un perfetto cacciatore di taglie, arguto, muscoloso e sensibile, alla fine.
Per dire. Avremmo fatto anche senza vederti eseguire il balletto a cavallo.

Ecco.
Quei dieci minuti finali hanno rovinato un pochino il film.
A mio personalissimo avviso.

Ma tant'è. Tu sei Quentin.
Quindi Amen.

(I finali giusti li hai sempre decisi tu).